«Quella che stiamo facendo sarà una manovra del popolo che aiuta gli ultimi e fa la guerra ai potenti. Dentro ci saranno il reddito di cittadinanza, il superamento della Fornero e i soldi per i truffati dalle banche. Sarà per questo che provano continuamente a mettere i bastoni tra le ruote al MoVimento 5 Stelle? Noi andiamo avanti! State al nostro fianco!»

Tanta è la mancanza di personalità del plastificato capo politico del movimento 5 stelle, che adesso si mette pure a ricopiare gli slogan di chiusura del suo alleato di governo.

Ma l'aspetto più interessante delle parole di Di Maio sopra riportate è legato al fatto di voler aiutare il popolo, gli ultimi e far la guerra ai potenti. Ma niente, per carità, che possa essere classificato come di sinistra, perché il movimento è non ideologico, anche se ultimamente fa di tutto per sembrare razzista e fascista. Ma sarà un problema di apparenza, dovuto all'inesperienza di chi ancora non ha capito cosa sia e dove stia il tanto sbandierato cambiamento.

In ogni caso, venendo alla sostanza, sembra che gli annunci per adoperarsi a favore del popolo e degli ultimi, alla prova dei fatti, finiscano però per essere ignorati.

Questo lunedì, infatti, lavoratori provenienti da tutta Italia si sono dati appuntamento di fronte al ministero dello Sviluppo economico per ricordare a Luigi Di Maio e al Governo che il 24 settembre (oggi) scadono gli ammortizzatori sociali - in particolare cassa integrazione e contratti di solidarietà - per migliaia di persone, a causa delle limitazioni e delle riduzioni introdotte dal dlgs 148/2015, decreto attuativo del Jobs Act.

Sono molte le aziende in cui verrà superato il limite dei 36 mesi di Cig e Cds a disposizione nel quinquennio. Da qui il presidio organizzato dai sindacati sotto al Mise, per ricordare al ministro il problema, avere delle risposte dal governo ed evitare, quindi, migliaia di licenziamenti.

Secondo le cifre riassunte dai sindacati, i lavoratori attualmente interessati al problema sono circa 140mila che fanno riferimento ai 144 tavoli di crisi aziendale aperti al ministero dello Sviluppo economico al 30 giugno 2018 che, complessivamente, riguardano 189mila persone.

Sono, inoltre, 31 le aziende che hanno cessato l’attività in Italia per delocalizzare all'estero mettendo a repentaglio oltre 30 mila posti di lavoro. Vi sono, poi, 147 gruppi di imprese interessate da procedure di amministrazione straordinaria.

Secondo una nota sottoscritta da Fim, Fiom e Uilm, "senza nuove norme, la scadenza odierna degli ammortizzatori si tradurrà per migliaia e migliaia di lavoratori in licenziamento con gravissime ripercussioni e conseguenze per l’occupazione in tutto il Paese".

Fim, Fiom e Uilm chiedono pertanto al governo "l'apertura di un tavolo urgente per la copertura degli ammortizzatori sociali, per poter concludere i processi di riorganizzazione e di ristrutturazione aziendale e le reindustrializzazioni; il rilancio dei contratti di solidarietà; il sostegno alla formazione e agli investimenti innovativi; politiche attive ed efficaci per garantire le ricollocazioni e tutelare l’occupazione".