Nel suo quotato rapporto settimanale su economia e finanza, Albert Edwards, stratega della Société Générale, terza banca francese con sedi in tutto il mondo, ci presenta un quadro a tinte fosche sul futuro dell'eurozona e quello dell'Italia.

Secondo quando sostiene Edwards, è solo una questione di tempo prima che il progetto dell'eurozona collassi definitivamente. Una mano l'ha data il referendum in Gran Bretagna, ma i problemi veri sono rappresentati dall'Italia e dalla Francia, in quest'ordine.

Il motivo è da ricercarsi nella profonda insoddisfazione dei cittadini, ai cui occhi l'euro è stata la causa principale della contrazione dell'economia e della disoccupazione. In entrambi i paesi esistono forze politiche che sono in grado di incanalare questo malcontento e che sono pronte ad abbandonare l'euro, una volta al governo.

Per quel che riguarda l'Italia, il fatto è semplice: la sua economia ha mostrato di non essere stata in grado di crescere all'interno dell'eurozona e probabilmente non riuscirà mai a farlo.

Secondo Edwards, attualmente l'economia italiana è così debole da poter facilmente ipotizzare una grave recessione a breve, che sarà motivo di un malcontento crescente e di una spinta verso l'uscita dall'euro e forse anche dall'UE, fatte salve le difficoltà che abbiamo sulla possibilità di indire un referendum sulla materia. Ovviamente si creerebbe un effetto domino, che porterebbe alla dissoluzione di tutta l'Unione Europea, o almeno a un suo radicale ripensamento.

A supporto delle sue conclusioni Albert Edwards allega una serie di grafici che ci forniscono un quadro molto chiaro e altrettanto preoccupante della condizione economico-finanziaria dell'Italia.

 

L'andamento del PIL è il peggiore rispetto agli altri grandi paesi, europei e non

 

 

Il costo pro-capite del lavoro è più alto che nelle altre maggiori economie dell'UE

 

 

Bassissimo incremento della produttività

 

 

A contrastare il rallentamento della produttività non sono serviti né l'aumento delle ore lavorate, né una maggiore partecipazione della forza lavoro, né l'aumento degli occupati

 

 

Sulla produttività incide negativamente il basso accumulo di capitali

 

 

La crescita di capitale umano è più bassa che in Spagna, Germania e Francia

 

 

Il numero di lavoratori altamente specializzati è fra i più bassi in Europa

 

 

L'istruzione non è fra le priorità del governo, in termini di spesa

 

 

Investire in Italia è più difficile che altrove