“È inaccettabile che sia la fortuna a determinare il destino di questi giovani studenti e, di conseguenza, il destino del nostro prezioso Servizio sanitario nazionale”, ha commentato Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi in occasione dei test di ingresso per le facoltà di Medicina e Chirurgia e Odontoiatria e protesi dentaria tenutisi in tutta Italia il 6 settembre.

I dubbi mossi contro il test a crocette – che quest’anno ha visto un primo seppure piccolo cambiamento nella riduzione delle domande di cultura generale in favore di più quesiti sulle materie disciplinari – sono molteplici: dalla denuncia di anno in anno di domande a dir poco inusuali o comunque poco inerenti con la formazione degli aspiranti camici bianchi ai tanti studenti super preparati che però, consapevoli di giocarsi l’unica opportunità dell’anno per entrare alla facoltà dei loro sogni, subiscono un carico di ansia e stress tale da “auto-boicottare” il risultato finale.

 “A casa, durante le simulazioni fatte sui test degli anni precedenti risultavo sempre ‘ammesso’ ma come è successo a me e molti altri quest’anno, possono uscire quesiti troppo specifici su argomenti che non hai avuto modo di approfondire a tal punto” – ha raccontato un ragazzo all’uscita del test di Medicina a Bologna ritornando sulla dea bendata che guida la prova d’ingresso – “è semplicemente impossibile sapere tutto e al livello richiesto”.

Errori nei quesiti, utilizzo di telefoni cellulari durante la prova e domande non inedite, procedure ambigue in entrata e uscita dalle aule, prove stampate male e illeggibili, errori nelle etichette. Sono queste solo alcune delle numerose segnalazioni raccolte da Consulcesi.

“È davvero un peccato che ne entrino 1 su 4, almeno la metà di noi merita di avere la possibilità di studiare”, commenta una ragazza fuori l’ateneo bolognese al termine della prova d’ammissione. Sebbene i posti disponibili per quest’anno siano stati aumentati di 720 unità raggiungendo i 14.740 a livello nazionale, i candidati sono stati infatti 65.378, portando oltre 50mila studenti a dover rinunciare, o almeno a vedere slittare ancora un anno, il sogno di diventare medici. Numeri ancora irrisori se si considera l’effettivo fabbisogno nazionale definito dall’ultima Conferenza Stato-Regioni che parla di oltre 18mila unità necessarie”, ricorda inoltre Tortorella che prosegue: “se a questo aggiungiamo il drop out e coloro che cambiano facoltà optando magari per una Professione sanitaria vediamo come i posti messi a disposizione sono ben lontani dal garantire un’assistenza sanitaria adeguata ai bisogni della popolazione”.