L'Afghanistan ha un bisogno estremo di aiuti umanitari. Aiuti di cui ha bisogno la popolazione per soddisfare esigenze primarie, quali cibo, acqua e medicinali. Ma il Paese è governato da un gruppo islamico paraterroristico la cui preoccupazione principale non sembra riguardare la popolazione afgana, con cui tra l'altro hanno poco a che spartire, quanto l'occupazione del territorio afgano.

Questo lunedì, le Nazioni Unite cercheranno di raccogliere dalla comunità internazionale più di 600 milioni di dollari in aiuti per sostenere 11 milioni di persone in Afghanistan fino alla fine dell'anno, durante una conferenza che si terrà a Ginevra: 

"Il Paese attraversa una situazione estremamente difficile a causa di una guerra che dura da anni, di una grave siccità e della pandemia... quasi la metà della popolazione aveva bisogno di aiuti. Dopo i recenti sviluppi il numero di persone vulnerabili è ulteriormente aumentato. L'economia si sta arrestando a causa della mancanza di liquidità. A questo si aggiunge la crescente preoccupazione per i diritti delle donne e delle ragazze".

Questo è quanto dichiarato in un'intervista odierna da Martin Griffiths, colui che per conto delle Nazioni Unite si occupa di coordinare gli interventi per emergenze e aiuti umanitari. Intervista in cui Griffiths ha ribadito la sua convinzione che i talebani, adesso alla guida del paese, abbiano compreso l'importanza attribuita dalla comunità internazionale alla difesa dei diritti delle donne e la necessità di fornire le necessarie garanzie affinché le agenzie umanitarie  possano operare senza difficoltà.

Griffiths ha detto di aver sollevato due questioni principali con la leadership talebana, durante una recente visita fatta a Kabul, dove si è recato su richiesta del Segretario generale delle Nazioni Unite. 

Il primo riguardava i diritti delle donne e delle ragazze per il loro accesso a tutto ciò che è normale nella società: lavoro, istruzione, libertà di movimento; aspettative di base che i manifestanti pacifici hanno invocato nelle manifestazioni in tutto l'Afghanistan e per le quali sarebbero stati picchiati e frustati, ha affermato l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, l'UNHCHR. 

Poi Griffiths ha chiesto ai talebani garanzie per il funzionamento delle agenzie umanitarie, tra cui la sicurezza e la protezione degli operatori umanitari, la libertà di assumere chiunque vogliano - uomini e donne - e la garanzia che i loro dipendenti sarebbero liberi di muoversi sott l'esclusivo controllo dalle stesse agenzie.

"Il mullah Baradar, che è uno dei massimi leader del movimento in questa nuova amministrazione", ha dichiarato Griffiths", ha confermato il sostegno a tutti questi elementi. Quanto riassunto è come abitualmente operano le agenzie in ambito umanitario. Adesso, però, Baradar sta trasformando, su mia richiesta, quegli impegni orali in assicurazioni scritte. E speriamo di avere tale assicurazione scritta qui a Ginevra, già entro oggi".

Nel riassumere la terribile situazione in cui in questo momento si trovano milioni di afgani, Griffiths ha affermato che metà dei bambini sotto i cinque anni siano a rischio di una grave malnutrizione con due terzi del Paese che ha necessità di assistenza umanitaria.

Infine, rispondendo alla domanda se avesse percepito nei talebani odierni un cambiamento con quelli con cui aveva dialogato più di due decenni fa, Griffiths ha riferito quanto ha appreso in un recente incontro con alcuni rappresentanti di Pakistan e Qatar:

"Ciò che la leadership talebana ha capito molto chiaramente questa volta è quanto abbia bisogno della comunità internazionale per fornire gli aiuti necessari alla popolazione. Perché nel Paese c'è una situazione economica molto, molto difficile; le banche sono chiuse, non ci sono soldi, la gente non paga gli stipendi, le istituzioni locali sono a rischio... i talebani ne sono consapevoli, quanto lo siete voi e quanto lo sono io. Quindi hanno bisogno che noi siamo lì. E penso che questo li spinga a prendere il tipo di impegni che hanno preso con me. E si spera che questo guiderà il loro comportamento quando passeremo dalle promesse ai fatti".


Crediti immagini: fonte Nazioni Unite