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Le dimissioni di Gattuso hanno un solo significato: il Milan rischia di diventare una provinciale

Partiamo dal presupposto che il ''SE'' nel calcio è l'intercalare più inutile che si possa usare. SE il milan avesse vinto una partita in più, SE l'Atalanta avesse perso a Torino, SE a San Siro con l'Inter, l'Empoli fosse riuscito a tenersi stretto quel pareggio ottenuto ad un quarto d'ora dalla fine, ecc, ecc, ecc...

Nel calcio il "SE" è utile quanto una banconota da 100 euro davanti ad un distributore che accetta solo monetine, ti fa sognare di poter aver chissà cosa, ma poi alla fine ti resta solo quella in mano.

Quello che invece conta, nel calcio come in tutte le altre faccende della vita, in fondo, sono i fatti. E i fatti dicono che il Milan per un solo punto, non rientra in quella Champions dove manca da tanti, troppi anni. E questo non sarebbe nemmeno il peggiore degli avvenimenti accaduti, perché rispetto alle passate stagioni i rossoneri ci hanno provato per davvero, ci sono persino stati dentro per qualche mese, e perché no, diciamolo pure, anche fino a 9 minuti dalla fine del campionato, prima che Nainggolan spezzasse definitivamente i sogni e le speranze.

Ma come dicevo, non è questo il fatto grave, o almeno non tanto grave quanto quello che si sta pianificando in queste ore, ovvero l'addio di Gattuso, che lascia per scelta propria le redini di quel Milan che tanto ama. 

Gattuso ha fatto un lavoro eccezionale in quest'anno e mezzo in panchina, ha rivalutato un club ridotto ai minimi termini, dando un senso di nuovo alla parola orgoglio, che tra le mura di Milanello in molti avevano dimenticato. Ha commesso anche lui parecchi errori, ma poteva permetterseli, visto che era all'esordio su una panchina davvero scomoda come quella di una big  o presunta tale, ma non solo, era la panchina del suo club, il club al quale è legato da una vita e per la vita. 

Si fosse trattato di un esonero, non ci saremmo stupiti più di tanto; ci può stare che la società decida di cambiare rotta, puntando su un nuovo timoniere, ma se è Gattuso a lasciare la domanda da porsi è perché? Cosa c'è dietro questo dietrofront? Gattuso non le ha date nel momento peggiore, quando tutti volevano la sua testa, né tanto meno è voluto scendere da un carro da vincitore (tipo Mourinho con l'Inter) per farsi rimpiangere. 

E qui i "fatti" si intrecciano con quell'inutile parola di cui parlavamo prima ad inizio articolo. SE, infatti, fossero vere le notizie trapelate dall'ambiente rossonero sui reali obiettivi della dirigenza, l'addio di Gattuso, ultima bandiera del Milan che fu, sarebbe solo l'inizio di una lunga gavetta nel provincialismo, periodo che il Milan ha già vissuto diversi anni fa (1970 - 1987, in cui in quasi vent'anni si è vinto solo lo scudetto del 1979, quello della stella).

Ma davvero il Milan, ha come obiettivo, prendere per esempio il modello Arsenal? Acquisire giovani di belle speranze, farli maturare, e poi cavarne cospicue plusvalenze? Il piano societario è trasformare il Milan in "azienda" o in "vincente"? Perché le due cose non vanno affatto di pari passo. 

E anche se si vuol trattare il Milan come un azienda capace solo di generare utili, si è partiti malissimo. I giovani della primavera sono appena retrocessi in serie B, questa è l'attenzione che è stata data al settore giovanile? A meno che i programmi non siano quelli di aspettare per un altro decennio i pulcini o gli allievi. 

Stesso discorso sul capitolo UEFA. Davvero la società baratterebbe la presenza in Europa League (trofeo mai vinto dal Milan) per avere un misero annetto in più di tempo per rimettere i conti a posto? Andatelo a spiegare voi ai tifosi che ad ogni partita hanno sofferto, gioito, esultato o pianto per raggiungere questa posizione di classifica. Le spese affrontate per andare in trasferta, con la speranza di farcela. Perché anche se non è la Champions, l'Europa League è comunque una competizione europea, e va giocata; anzi, a mente fredda, direi quasi che questa è la competizione più adatta da giocare in questo momento, con poche squadre che possono ritenersi superiori al Milan, e visto che la Champions è sicuramente fuori portata con tutti quelle corazzate che se la contendono. Perché negarsi questa opportunità?

Piuttosto, sono altre le battaglie da intraprendere con la UEFA, una delle quali la variazione dell'attuale regolamento del Fair Play Finanziario che penalizza troppo le nuove proprietà, impedendole di investire, e facendo il gioco di quella decina di club a cui invece sembra essere consentito spendere a piacimento.

Gattuso questo l'ha capito e non l'ha giustamente accettato, non poteva farlo. Non poteva perché prima di essere un allenatore è un uomo e soprattutto un tifoso di questa squadra, come i 60000 che in media ogni domenica hanno accompagnato la squadra a San Siro. Non poteva e non è voluto restare al timone di una nave destinata al naufragio.  Con la speranza che i ''fatti'' accaduti non siano davvero conseguenza dei ''SE'' esposti, o si prospetterebbe un futuro davvero a tinte più nere che rosse per il Milan.

Autore Daniele Corrado
Categoria Sport
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