Walter De Benedetto, 49 anni, da 33 anni convive con l'artrite reumatoide. Per curarsi dalla grave malattia che lo affligge, Walter può far ricorso alla cannabis terapeutica, ma quella che gli passano Stato e Regione non è sufficiente. Per questo, con l'aiuto di un amico ha iniziato a coltivarsi in proprio la sua medicina. Per questo, è finito sotto processo con l'accusa di coltivazione di stupefacenti.

Della sua vicenda si è occupata l'Associazione Luca Coscioni che ha lanciato un appello alle istituzioni che invita a firmare da parte di tutti per dargli maggiore forza affinché, il nostro Paese adegui le normative nazionali alle novità dell’ONU in materia di cannabis, in modo da rendere più facile la coltivazione e la diffusione della cannabis almeno a scopo terapeutico.

L’appello è disponibile alla seguente pagina:
www.associazionelucacoscioni.it/landing/walter-de-benedetto-cannabis-terapeutica


 
L'invito dell'Associazione Luca Coscioni è accompagnato anche da una nota che ci aggiorna anche sull'andamento della vicenda giudiziaria di  Walter De Benedetto: 

“Voglio essere giudicato dalla giustizia, sono pronto ad assumermi le responsabilità di quello che ho fatto”, ha la voce rotta dalla sofferenza Walter per via della grave forma di artrite reumatoide che da 33 anni lo affligge.Ma la sua determinazione è quella di un militante che pur stremato dai dolori solo lievemente controllati dalla cannabis terapeutica non abbandona la sua lotta. La cannabis gli è indispensabile per una vita dignitosa, in quanto unica terapia capace di alleviare traumi come il suo e di migliaia di altri malati italiani. La cannabis terapeutica in Italia continua a scarseggiare, non se produce a sufficienza né si riesce a far fronte al fabbisogno con le importazioni. Per questo Walter De Benedetto è stato costretto a farsi aiutare da un amico nella produzione domestica di piante, per supplire alla mancanza di un aiuto che il sistema sanitario non riesce a garantire in termini quantitativi e qualitativi. Lo ha fatto per necessità, per riuscire a curarsi nonostante uno stato di salute drammatico.L’assunzione di responsabilità per la coltivazione lo ha fatto finire a processo per coltivazione di sostanza stupefacente in concorso. Lo scorso 23 febbraio, si è tenuta l’udienza preliminare ad Arezzo, la difesa ha chiesto il rito abbreviato per accelerare l’iter, sostenendo che la coltivazione era a uso personale con finalità terapeutiche. La prossima udienza è stata fissata per il prossimo 27 aprile.“Il coraggio di Walter sta dando la forza di lottare a tanti malati con cui siamo in contatto, quindi grazie - dichiara Matteo Mainardi dell’Associazione Luca Coscioni -. La sua azione sta smuovendo qualche coscienza anche se tante persone non riescono ancora a curarsi. L’Associazione Luca Coscioni, riprende insieme a Meglio Legale (la campagna pubblica per la legalizzazione della cannabis e la decriminalizzazione dell’uso delle altre sostanze) e la testata Fuori Luogo il digiuno a staffetta che in tre mesi aveva già coinvolto 300 persone”. L’appello diventerà oggetto di una lettera in cui si chiede al Ministro Speranza di adeguare le normative nazionali alla cancellazione della cannabis dalla IV tabella della convenzione ONU del 1961. Il 2 dicembre 2020 L’Italia votato a favore della modifica internazionale che riconosce le proprietà terapeutiche della pianta togliendola dalla tabella delle sostanze che necessitano particolare controllo internazionale, occorre esser conseguenti e normalizzare le varie norme nazionali attorno alla canapa potenziando la produzione nazionale, facilitandone la prescrizione e l’utilizzo e la ricerca, fino a inserire la cannabis nei Livelli Essenziali di Assistenza.La lettera si appella anche al Parlamento, perché intraprenda tutte le strade possibili per regolamentazione e decriminalizzazione a partire dalle proposte di iniziativa popolare e parlamentare depositate, alcune già in discussione in commissione.