Nel mare magnum delle terapie sperimentate nella lotta al Covid 19, da alcuni giorni abbiamo una certezza, il primo mattoncino è stato posto, in attesa del tanto sospirato vaccino.

Le classi di farmaci utilizzate sono state varie, si va dagli antivirali agli inibitori dei processi infiammatori, dall’eparina agli anticorpi prelevati dal sangue di soggetti guariti.

Ha fatto scalpore la vicenda dell’idrossiclorochina. In seguito alla pubblicazione di uno studio, su una nota rivista scientifica, l’OMS decideva di sospendere i trial su clorochina e idrossiclorochina previsti dal programma di sperimentazione. Successivamente, tre autori ritrattavano lo studio, affermando di non poter garantire la veridicità dei dati di cui erano venuti in possesso, così l’OMS annunciava la ripresa degli studi sui due farmaci. 

In questi giorni il National Institute of Allergy and Infectious Diseases, ha pubblicato uno studio, nel quale è stato testato un farmaco antivirale: il remdesivir (nome commerciale Veklury). Il primo paziente a partecipare allo studio, è stato un americano rimpatriato dopo un periodo di quarantena sulla nave Diamond Princess, attraccata a Yokohama in Giappone.

Il remdesivir è un farmaco antivirale, è stato sviluppato per trattare la malattia causata dal virus ebola. In seguito, è stato dimostrato che ha effetti su altri virus compresi i coronavirus MERS e SARS, gli antenati del nostro Covid 19.

Lo studio americano ha dimostrato che in pazienti con malattia grave (affetti da polmonite e necessitanti di ossigeno supplementare) che rappresentavano circa il 90% della popolazione dello studio, il recupero in chi è stato sottoposto a terapia, è stato di 12 giorni. Il recupero per il gruppo trattato con placebo, è stato di 18 giorni. Il placebo è una sostanza, priva di principi attivi specifici. Nella sperimentazione clinica, un nuovo farmaco si giudica efficace solo se dà risultati significativamente diversi da un placebo. Nessun miglioramento è stato riscontrato nei pazienti affetti da malattia lieve o moderata.

Il remdesivir è stato somministrato per via endovena, pertanto utilizzabile solo in strutture sanitarie e il trattamento non deve superare i 9 giorni. A seguito di questo studio, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA), ha caldeggiato alla Commissione l’autorizzazione all’immissione in commercio del farmaco per trattare pazienti affetti da Covid 19 dall’età di 12 anni. 

Questo è sicuramente un passo in avanti nella lotta alla pandemia da SARS-CoV-2, in attesa dell’atteso vaccino, non ci resta che applicare le noiose ma importantissime norme comportamentali: mascherina (soprattutto in luoghi chiusi e affollati), mani (lavare frequentemente le mani), metro (mantenere la debita distanza di sicurezza).