Gerarda Picciariello, una donna di 61 anni, giovedì scorso si è tolta la vita lanciandosi sotto un treno a Pontecagnano Faiano, località in provincia di Salerno. La storia è dolorosa perché coinvolge anche la morte della nipotina Chiara, neonata, per cui era stata  condannata la figlia di Gerarda, Denise Schiavo, a 10 anni di carcere per omicidio preterintenzionale.

Dieci anni fa, Chiara, nata prematura, aveva subito un trauma che l'aveva portata a una lunga degenza in ospedale. Dimessa, la piccola era stata ricoverata nuovamente: stavolta aveva ecchimosi sul corpo e, successivamente, si scoprì che aveva le tempie e alcune costole fratturate. Nonostante i tentativi dei medici, Chiara morì a soli due mesi all'ospedale pediatrico Santobono di Napoli.

Le indagini della Procura di Salerno si concentrarono sulla madre, Denise, ritenuta poi responsabile della morte della figlia causata da quella che una perizia medico-legale stabilì esser stata causata dalla sindrome del bambino scosso, una emorragia interna provocata da un ripetuto scuotimento.

Gerarda, devastata dalla morte della nipotina e dalla condanna della figlia, nella lettera in cui spiega il motivo del suicidio dice aver sepolto nella mente un ricordo che le era riemerso solo ora, portandola a compiere il gesto estremo:

"Se state leggendo questo foglio è perché non posso continuare a vivere, sapendo quello che ho scoperto oggi. ... Un velo mi si è alzato dalla mente, mi rivedo con la bambina in braccio mentre cerco di adagiarla nella sua carrozzina alloggiata nella Fiat Stilo a tre porte, eravamo alla fine di agosto, mi sopraggiunge un giramento di testa e il capo della bimba sbatte vicino alla portiera. Giuro, avevo rimosso quell'episodio. ... Ditemi, che altro potrei fare se non togliermi la vita? Vi chiedo di perdonarmi".

Sulla base della lettera il legale di Denise ha dichiarato di voler inviare una nuova richiesta di grazia al Capo dello Stato e di voler richiedere una revisione del processo.