A 20 anni dall'11 settembre rimangono intatti i dubbi sulle responsabilità di quegli attentati
All'inizio degli anni '60, l'esercito americano voleva giustificare una guerra contro Cuba per rovesciare il neo leader comunista Fidel Castro. A tale scopo, icapi di stato maggiore di tutti i corpi delle forze armate statunitensi approvarono un piano per creare nell'opinione pubblica il sostegno necessario ad un intervento militare contro Cuba.
Il nome in codice di tale piano, che prevedeva tra l'altro la possibilità di dirottare aerei e realizzare attentati terroristici in alcune città americane, era Operazione Northwoods. L'operazione Northwoods doveva essere un ulteriore supporto all'operazione Mongoose (mangusta), progettata dalla CIA per destabilizzare il regime castrista.
Quanto sopra riportato, se fosse stato riferito nello stesso momento in cui l'operazione è stata progettata, sarebbe stato definito il frutto di una mente malata, deriso dai media ed etichettato come teoria complottista.
Eppure non è così. Perché parlare dell'operazione Northwoods? Perché l'11 settembre di 20 anni fa una serie di attentati negli Stati Uniti sono stati "utilizzati" dall'allora amministrazione Bush per promuovere e giustificare nell'opinione pubblica, non una, ma addirittura due guerre contro l'Afghanistan, prima e l'Iraq, subito dopo. Naturalmente l'Iraq, ancor meno dell'Afghanistan, poteva avere un qualche collegamento con l'11 settembre, ma per l'americano medio non fu così... nonostante Bush e Cheney si presero il disturbo di voler dimostrare che fosse necessario rovesciare il regime di Saddam Hussein perché stava ammassando armi di distruzione di massa che, naturalmente, non furono mai trovate per il semplice motivo che non esistevano.
Sabato si commemorano le vittime dell'11 settembre 2001 a 20 anni dagli attentati organizzati da al Qaeda, ma nessuno vuole ricordare che molte delle domande scaturite a seguito dell'inchiesta che avrebbe dovuto chiarire lo svolgimento dei fatti sono rimaste senza risposte o senza risposte convincenti, e chi lo fa presente viene definito un povero complottista, né più né meno un malato di mente che vive alimentandosi di teorie assurde.
Ma l'operazione Northwoods non è stata una teoria complottista. È stata realmente architettata, anche se poi non fu approvata dall'allora amministrazione Kennedy. Quindi, perché oggi dovrebbe essere assurdo "ipottizzare" che al Qaeda non sia stato che un paravento per un piano che invece aveva le sue radici a Washington?
A due anni dall'attentato lo "storico" Franco Cardini elencava una serie di circostanze che l'inchiesta sull'11 non aveva chiarito in relazione alle responsabilità di quanto accaduto.
"... L'incredibile pretesa del governo statunitense, secondo il quale per accedere ai risarcimenti in denaro le famiglie delle vittime dovrebbero rinunziare esplicitamente al loro diritto a far ricorso contro chiunque salvo i terroristi? Quali responsabilità e omissioni si vogliono coprire con queste pretese ricattatorie?... In effetti Micha Macover, direttore dell'impresa Odigo, leader nel campo telematico, confermò il 26 settembre al quotidiano israeliano «Ha'Aretz» di aver ricevuto anonimi messaggi d'allarme riguardanti l'attentato di New York due ore prima ch'esso fosse perpetrato. L'informazione fu ripresa da Daniel Sieberg per la «Cnn» e, quindi, da Brian McWilliams su «Newsbytes» del 27 settembre successivo. ... Più enigmatica ancora la faccenda delle indicazioni della Borsa: nel corso delle tre settimane precedenti gli attentati, l'Indice Dow Jones precipitò perdendo 900 punti, e tra il 6 e il 7 settembre le azioni delle United Air Lines, la compagnia titolare dei due aerei schiantatisi l'11 contro le torri, registrarono 4.744 opzioni di vendita contro sole 396 d'acquisto: era cioè in atto una forte speculazione sulla previsione d'un calo di valore. Una coincidenza?... Altri elementi del «giallo» relativo all'attentato e ai suoi inquietanti dintorni riguardano la meccanica dell'impatto dei due aerei e dei crolli delle due torri e di altri edifici adiacenti l'episodio che ebbe come oggetto il Pentagono, e che venne rapidamente messo da parte nel vorticoso giro di notizie successive... E perché si era abbuiato quasi immediatamente la notizia diffusa da «Abc» dell'immagine in diretta di un incendio sviluppatosi alle 9,42 dell'11 settembre in un annesso della casa Bianca, l'Old Executive Building? ... anche la fretta di esibire prove definitive di colpevolezza, sempre ribadite come esistenti e mai esibite, ha talora condotto anche a risultati maldestri: come la videocassetta «fortunosamente rinvenuta» a Jalalabad ai primi del dicembre del 2001, che avrebbe dovuto dimostrare senz'ombra di residui dubbi la colpevolezza di Osama Bin Laden, e ch'era un falso così evidentemente grossolano che nonostante Bush si fosse ostinato, nei giorni immediatamente successivi, a fieramente difenderne l'autenticità scomparve quasi subito nel nulla. ... Di queste incoerenze, di queste troppe e troppo numerose smagliature nei fatti dell'11 settembre e nel loro immediato accoglimento da parte dell'opinione pubblica, possiamo forse parlare con qualche serenità oggi: anche perché una loro fedele e convincente ricostruzione non c'è mai stata e, ora che la versione «vulgata» si è definitivamente decantata al loro riguardo, essi hanno cessato di far notizia. Ma la versione ufficiale del governo statunitense, da allora, è che l'11 settembre del 2001 ha impresso un corso nuovo alla storia, e che ciò basta a giustificare le due guerre, in Afghanistan e in Iraq. Due anni dopo, allora, è lecito domandarsi se queste due guerre hanno fatto finalmente chiarezza sulle responsabilità di quel giorno terribile e se hanno contribuito davvero ad assicurare alla giustizia i responsabili di esso: o se, invece, sono servite in realtà ad altro. A che cosa? Fino dal 1999 gli attuali consiglieri del presidente Bush, il gruppo dei cosiddetti neoconservatives, sostenevano che era necessario per gli Usa passare a una nuova fase del controllo egemonico del mondo, caratterizzata da un forte intervento anche militare. Ma sostenevano anche che, per legittimare questo mutamento di strategia, ci sarebbero voluti anni: a meno che in qualche modo non accadesse un avvenimento sconvolgente, paragonabile a Pearl Harbour. Rileggere due anni dopo l'11 settembre 2001 queste righe, scritte due anni prima di quell'evento, mette i brividi per le prospettive ipotetiche da esse aperte. Prospettive che personalmente mi rifiuto perfino, in questa sede, di esplicitare, ma alle quali, come storico, non posso non pensare; e che, come uomo e come cittadino, mi riempiono di raccapriccio".
Alle perplessità di Cardini si possono aggiungere quelle di piloti dell'aeronautica civile, con alle spalle "migliaia" di ore di volo, che non si capacitavano come fosse stato possibile per quegli attentatori pilotare al buio degli aerei diretti a Los Angeles dirigendoli su un punto esatto di New York o Washington, compiendo persino manovre che sarebbero state complicatissime, se non addirittura impossibili, persino per piloti navigati. Attentatori che si erano addestrati al pilotaggio con qualche ora trascorsa su dei simulatori di volo.
E che dire di ingegneri e architetti che tuttora ritengono non giustificato il crollo delle torri gemelle e addirittura impossibile quello della terza torre, l'unico edificio al mondo in cemento armato che a causa delle fiamme è venuto giù come un castello di carte. Ma chi deride tale ipotesi spiega il crollo con il fatto che quell'edificio sia stato destabilizzato dalla caduta delle torri gemelle e, per tale motivo, è crollato in questo modo...
Una curiosa coincidenza che sia venuto giù nello stesso preciso istante per tutta la sua larghezza, proprio nella stessa maniera in cui vengono giù gli edifici che vengono abbattuti con esplosioni controllate, proprio come questa torre in Germania...
Ma non bisogna fare domande, né chiedere chiarimenti, perché altrimenti si finisce per essere etichettati come complottisti o cospirazionisti... come se il pretendere che un'inchiesta su fatti tanto gravi dovesse esser fatta con più rigore per non lasciar spazio a dubbi sulla verità, proprio per rispetto delle vittime di quegli attentati, sia da considerarsi una cosa assurda, mentre, invece, sembra debba considerarsi normale e dovuto che, a causa degli attentati dell'11 settembre, in Afghanistan ci siano state 170mila vittime e in Iraq circa mezzo milione!
Infine, dopo pochi giorni dall'attentato, sempre Franco Cardini su Avvenire scriveva:
"Nulla sarebbe più ingiusto, più insensato e più criminale dell’incitamento indiscriminato a un’interpretazione dei fatti dell’11 settembre nel senso dello scontro ‘tribale tra libertà, civiltà e modernità da una parte, fanatismo islamico dall’altra".
E anche questo non è un aspetto da non sottolineare, visto che quell'attentato è servito anche a sdoganare il peggio dell'estremismo di destra che sembrava ormai superato e che invece oggi è tornato tanto di moda, in tutti i Paesi dell'occidente "civilizzato".