La missione (in)compiuta di Trump in Siria
L'attacco in Siria non fa certo parte di una strategia da parte di Washington per cambiare il corso degli eventi in una guerra che dura ormai da sette anni.
Secondo le indiscrezioni riportate da alcune agenzie di stampa, Trump avrebbe spinto inizialmente per un altro tipo di intervento. Sarebbe stato il segretario alla Difesa Mattis a dissuaderlo da un attacco a più ampio raggio, per evitare un'escalation con la Russia e probabilmente con l'Iran, con Israele che non sarebbe stata certo a guardare.
Così, sebbene con l'aiuto di Francia e Gran Bretagna, il presidente degli Stati Uniti ha ordinato un attacco missilistico mirato unicamente alla distruzione dell'arsenale chimico di
Bashar al-Assad, come aveva fatto poco più di un anno fa.
Citando la frase, quanto mai poco felice e non veritiera, pronunciata dal presidente George W. Bush nel 2003, Trump ha commentato sabato l'attacco in Siria, dichiarando: "Missione compiuta".
Ma che cosa abbia compiuto, se lo stanno chiedendo in molti, anche nel suo stesso partito con il senatore repubblicano John McCain che ha commentato l'attacco affermando che "per avere successo a lungo termine, abbiamo bisogno di una strategia globale sia per la Siria, che per l'intera regione."
Invece, Trump aveva già annunciato il ritiro dei 2mila marines che avevano supportato i curdi per aver ragione dei ribelli legati all'Isis. E non sembra aver cambiato idea, confermando così il disimpegno degli Stati Uniti da un'area dove il conflitto, a dispetto delle dichiarazioni dei vari attori in campo, non è certo finito e appare lontano dal concludersi.
E tra le varie contraddizioni, come non sottolineare quella legata all'uso di armi chimiche contro "civili innocenti"... come se l'uso di armi tradizionali sia invece un mezzo lecito per giustificare le centinaia di migliaia di morti in Siria!
Ma queste sembrano essere le dinamiche attuali della diplomazia, militare e non, che ad oggi vanno per la maggiore e non bisogna ormai più stupirsene. Ed in quest'ottica rientrano anche le proteste dei russi al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, i veti di chi ha portato l'attacco, le dichiarazioni di sdegno e condanna... purché comunque tutto rimanga inalterato.