Pronti a tutto per entrare nel mondo del giornalismo: il lato oscuro della professione.

Il sogno di diventare giornalisti brilla intensamente nei cuori di molti giovani. Tuttavia, dietro a questo desiderio si nasconde una realtà spietata, un campo minato di sfruttamento e promesse illusorie. I giovani talenti si trovano a fronteggiare un’industria che somiglia più a un campo di battaglia che un luogo di opportunità.

Immagina di inviare decine di curriculum, di passare notti insonni a scrivere articoli, di farti in quattro per ottenere un’intervista, solo per sentirti dire la frase che ti gela il sangue: “Non possiamo pagarti, ma avrai visibilità“. Quelli che una volta erano considerati modelli e mentori nel campo del giornalismo sembrano ora più predatori in cerca di carne fresca. Le testate, sempre più affamate di contenuti, si sono trasformate in luoghi di sfruttamento, dove i giovani sono spinti a lavorare gratuitamente in nome di un’illusoria “esperienza”.

Fatti conoscere“, ti dicono, come se fosse così semplice. “Costruisci il tuo portfolio“. Ma a quale prezzo? La promessa di un futuro luminoso si trasforma in una trappola letale, dove i giovani talenti si ritrovano a scrivere articoli per pochi spiccioli o, peggio, a lavorare senza retribuzione. È insostenibile, quasi grottesco, pensare di vivere con stipendi da fame, e molti si vedono costretti a sacrificare i propri sogni sull’altare di un lavoro che non garantirà mai una vita dignitosa.

E se pensi che esistano leggi a proteggere i diritti dei tirocinanti, sappi che la situazione è tutt’altro che rosea. In Italia, il Decreto Legislativo n. 81/2015 stabilisce che i tirocini debbano essere retribuiti, ma in un settore così precario, tali normative vengono spesso ignorate. La verità è che molti giovani si trovano a lavorare in condizioni di sfruttamento, mentre le aziende approfittano della loro passione e del loro desiderio di emergere.

Ma perché, nonostante tutto, i giovani continuano a lottare per questo sogno? La risposta è complessa. Alcuni lo fanno per passione, altri per il desiderio di raccontare storie che altrimenti cadrebbero nell’oblio. Tuttavia, è fondamentale che questa passione non diventi un alibi per giustificare la mancanza di riconoscimento dei diritti e dei compensi equi. Gli aspiranti giornalisti devono imparare a rivendicare il proprio valore e a dire basta a chi cerca di approfittarsi della loro buona volontà.

In un mondo in cui le parole possono cambiare il destino, chi scrive merita rispetto. Il giornalismo è una professione nobile, ma deve essere esercitata con dignità. La lotta per un settore più giusto e retribuito è solo all’inizio: tocca a noi, giovani giornalisti, far sentire la nostra voce.