Nuovo piano per le carceri da FDI
E' stato presentato durante un convegno alla Sala Zuccari al Senato Martedi 8 febbraio, alla presenza delle più importanti sigle sindacali della Polizia Penitenziaria il nuovo piano per le carceri dio Fratelli d'Italia. Il convegno è stata occasione di esporre le risultanze di un report carceri realizzato dal partito, dopo un viaggio in alcuni dei principali istituti penitenziari italiani. Un piano di nuova edilizia penitenziaria e far scontare ai detenuti immigrati, circa il 30 per cento della popolazione carceraria, le pene nei propri Paesi d'origine, questi sono i due punti fondanti del programma che il partito ha intenzione di presentare in parlamento nelle prossime settimane. Anche perchè durante il convegno è emersa ancora una volta la situazione al limite del collasso del sistema penitenziario del nostro paese. Per il capogruppo alla Camera di FdI, Francesco Lollobrigida, la situazione disastrose in cui versano molti istituti di pena non devono essere un alibi per far scontare alternative a detenuti pericolosi, che dovrebbero scontare le loro pene in carcere " Sul sovraffollamento riteniamo che vadano costruite nuove carceri così come va reclutato nuovo personale quando questo è carente. Abbiamo chiesto di elevare al 5 per cento lo stanziamento del Pnrr sulla giustizia dall'1,5 per cento ma la nostra richiesta è stata bocciata. Abbiamo presentato una risoluzione per caricare sugli Stati il costo dei detenuti stranieri detenuti in Italia che sono 20mila su un totale di 50mila e che hanno un costo giornaliero di 130 euro al giorno. Non siamo a favore di soluzioni minimali ma per interventi concreti che vadano ad incidere sul sistema carcerario italiano".
A sua volta il senatore di FdI Patrizio La Pietra, estensore del 'Report Toscana' sulle carceri, ha sottolineato come, visitando molti istituti di pena della regione, il problema principale non sarebbe tanto il sovraffollamento delle strutture, bensì il numero di detenuti stranieri, che rappresenta circa il 65/70% del totale “di cui oltre la metà magrebini e sub sahariani, persone poco avvezze all’ordine, alla disciplina ed al rispetto della divisa”. Per il responsabile del dipartimento Giustizia di FdI, il deputato Andrea Delmastro, "le rivolte scoppiate nella pandemia sono state eterodirette dall'esterno con una evidente sincronia che ha portato allo svuota-carceri per mafiosi e post mafiosi messi agli arresti domiciliari. Le carceri andavano schermate ma la risposta è stata mettere sotto accusa gli agenti della Polizia Penitenziaria che hanno cercato di sedare le rivolte. Il fatto che il ministro Cartabia abbia incontrato, subito dopo la sua nomina a ministro, il garante dei detenuti e non i
rappresentanti della Polizia Penitenziaria, la dice lunga sull'approccio di questo governo sul tema delle carceri. Sul sovraffollamento FdI è per un piano di nuova edilizia penitenziaria e per rispedire a casa nel proprio paese di origine chi ha commesso reati in Italia, in modo da porre finalmente rimedio a questa situazione in cui gli agenti non si stentano più abbandonati dallo Stato".
Per Daniela Caputo, dell'associazione funzionari della Polizia Penitenziaria, "è necessario creare un Dipartimento ad hoc dedicato alla Polizia penitenziaria per dare una risposta forte a livello formativo alle esigenze del corpo". Secondo Giuseppe Moretti, presidente dell'Uspp, "servono risorse, umane e strutturali per il Corpo della Polizia penitenziaria. Il mondo carcerario è lasciato in uno stato di abbandono, lo dimostrano anche le rivolte che ci sono state e successivamente alle quali non c'è stata nessuna commissione di indagine parlamentare". Per Raffaele Pellegrino, segretario nazionale vicario del Sinappe, "di fatto in Italia non esiste una politica penitenziaria e le carceri sono solo dei contenitori in cui non si dovrebbe consentire la commistione dei detenuti con disagi psichiatrici con quelli ordinari e in cui gli agenti sono costretti a fare i front man quando invece ci dovrebbero essere altre figure professionali ad occuparsene". Per Pasquale Salemme, segretario nazionale del Sappe, "la Polizia Penitenziaria è abbandonata dalle istituzioni e oggi il detenuto si sente più forte. Abbiamo bisogno che la politica ci restituisca dignità". Per Francesco Lanza, responsabile area dirigenza dell'Uspp, "è necessario che a capo del Dap non venga messo un magistrato ma un dirigente dello stesso Dipartimento, a garanzia di competenza e di conoscenza del mondo penitenziario".
Nelle sue conclusioni il senatore Alberto Balboni, responsabile del Dipartimento Sicurezza, legalità e immigrazione di FdI, ha affermato che "tre sono le criticità del mondo carcerario: quello relativo alle risorse umane e strumentali, servono 7500 agenti in più senza contare il livello di età avanzato di molti poliziotti penitenziari che impone una immediata risposta quando invece questo governo destina l'80 per cento delle risorse stanziate per il comparto Giustizia all'ufficio del processo. La seconda criticità sono le risorse strutturali, nel Pnrr sono previsti solo 8 nuovi padiglioni quando siamo di fronte ad un evidente sovraffollamento. La terza sono le regole, come si fa a mantenere la disciplina se chi la deve imporre ha perso ogni autorità? La politica a questo può dare risposte a costo zero. Quando c'è la volontà politica le risposte possono arrivare".