In Europa Meloni si è auto-esclusa da (quasi) tutto ed è furiosa
Il 27 giugno si è svolto il Consiglio europeo che ha adottato conclusioni su Ucraina, Medio Oriente, sicurezza e difesa, competitività, altri punti, prossimo ciclo istituzionale e una tabella di marcia per i futuri lavori sulle riforme interne.
In relazione al prossimo ciclo istituzionale il Consiglio europeo ha eletto António Costa presidente del Consiglio europeo per il periodo dal 1º dicembre 2024 al 31 maggio 2027. Ha chiesto alla segretaria generale del Consiglio di assistere il presidente eletto del Consiglio europeo nel periodo di transizione.
Ha poi accolto con favore la decisione dei capi di Stato o di governo delle parti contraenti del trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria la cui moneta è l'euro di nominare António Costa presidente del Vertice euro per il periodo dal 1º dicembre 2024 al 31 maggio 2027.
Da notare che Giorgia Meloni ha espresso voto contrario su tale nomina, con l'Italia che è stata così l'unico Paese a farlo.
Di seguito il Consiglio europeo ha adottato la decisione che propone al Parlamento europeo Ursula von der Leyen per la carica di presidente della Commissione europea.
Il Consiglio europeo, infine, considera Kaja Kallas la candidata adeguata per la carica di alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, fatto salvo l'accordo della neoeletta presidente della Commissione.
Entrambe le "candidature" dovranno essere approvate al Parlamento di Bruxelles.
"È un grande piacere e un grande onore per me annunciare le decisioni prese dal Consiglio europeo", ha detto il presidente Charles Michel a fine riunione. "Sono lieto di comunicarvi le decisioni che sono state assunte in merito alle nomine per il prossimo ciclo istituzionale. António Costa è stato eletto presidente del Consiglio europeo. Ursula von der Leyen è stata proposta dai capi di Stato e di governo per assumere la presidenza della Commissione per il prossimo ciclo istituzionale e Kaja Kallas è stata proposta per diventare Alto Rappresentante. Ciò significa, quindi, che il Consiglio europeo si è assunto pienamente la propria responsabilità. Avevamo in programma argomenti importanti, essenziali, forse anche pesanti. E solo in poche ore siamo riusciti, più velocemente del previsto, a chiudere stasera tutti i punti, comprese le candidature. Questo è un segnale forte che stiamo inviando ai cittadini europei. Si tratta di un segnale forte in termini di democrazia europea, poiché i leader hanno preso in considerazione sia il risultato delle elezioni europee sia il lavoro preparatorio per l’agenda strategica. Ora proseguirà il processo istituzionale nei confronti del presidente della Commissione e dell'Alto rappresentante presso il Parlamento europeo, che nelle prossime settimane dovrà assumersi le proprie responsabilità".
Il cancelliere Scholz è stato meno diplomatico:
"Sono fermamente convinto che sia positivo [che] i partiti che appartengono alle famiglie populiste di destra non siano parte del sostegno all'intesa sulle nomine Ue e il bis di Ursula von der Leyen".
Il cancelliere ha ribadito anche l'importanza del fatto che l'accordo sia stato perfezionato dalle famiglie della maggioranza che comprende popolari, socialisti e liberali e non da altre forze politiche.
A seguito del "segnale forte" del Consiglio sono arrivate poi le dichiarazioni a commento di una quasi sconvolta Giorgia Meloni che, cercando di contenere a stento la rabbia covata, ha espresso la propria contrarietà per l'elezione del socialista Costa, mentre sulla proposta del rinnovo alla presidenza della Commissione di Ursula von der Leyen si è astenuta. La premier si è detta contraria anche alla proposta di Kallas come "ministra degli Esteri":
"La proposta formulata da popolari, socialisti e liberali per i nuovi vertici europei è sbagliata nel metodo e nel merito. Ho deciso di non sostenerla per rispetto dei cittadini e delle indicazioni che da quei cittadini sono arrivate con le elezioni. Continuiamo a lavorare per dare finalmente all’Italia il peso che le compete in Europa".
Non è poi mancata la richiesta di commento sulla presenza di fascisti nella "sua" Gioventù di partito. E lì Meloni poco ci manca che si metta a litigare con chi le (o gli) ha posto la domanda:
"Penso che chi ha sentimenti razzisti, antisemiti o nostalgici semplicemente abbia sbagliato la propria casa - ha dichiarato -, perché questi sentimenti sono incompatibili con Fratelli d’Italia– dice la Premier- sono incompatibili con la destra italiana e con la linea politica che noi abbiamo chiaramente definito in questi anni. Non accetto che ci siano ambiguità da parte mia su questo. Ho chiesto al partito di prendere provvedimenti. Queste persone sono le migliori alleate di chi ci vuole male".
Poi ha aggiunto:
"Se questa inchiesta, chiamiamola giornalistica, si facesse in tutti le organizzazioni giovanili non sappiamo cosa potrebbe uscire. Nella storia della Repubblica italiana non è mai accaduto quello che Fanpage ha fatto con Fratelli d’Italia, con nessun partito politico, con nessun’organizzazione giovanile, con nessun’organizzazione sindacale. Non si è mai ritenuto di infiltrarsi in un’organizzazione politica, riprenderne segretamente le riunioni, riprendere anche i fatti personali di minorenni, selezionare cosa mandare".
Pertanto, è colpa di chi ha fatto l'inchiesta che Gioventù nazionale sia un movimento fascista? Se l'inchiesta non fosse stata fatta i fascisti non ci sarebbero stati o, molto più probabilmente, non sarebbero stati scoperti? E per quanto riguarda la questione dell'inchiesta da parte di un infiltrato all'interno di un partito, perché non dovrebbe essere consentita quando questa inchiesta ha dimostrato che Gioventù Nazionale (e probabilmente Fratelli d'Italia) co "favore delle tenebre" sostiene e promuove un'ideologia che alla luce del giorno dice di aver abiurato da tempo.
Per Fratoianni, AVS, "Invece di rispondere nel merito alle accuse e ai fatti comprovati dall’inchiesta di Fanpage.it, che dipinge un quadro raccapricciante della giovanile del suo partito, la Presidente del Consiglio preferisce scatenarsi contro il giornalismo d’inchiesta e già che c’è lancia strampalate quanto offensive insinuazioni nei confronti di AVS.Un nervosismo forse giustificato dal fatto che in Europa non abbia toccato palla e che i suoi alleati di Governo del Ppe l’abbiano esclusa dai tavoli che contavano davvero. O forse perché gli italiani e le italiane aspettano risposte su stipendi e liste d’attesa, che Meloni non è in grado di poter dare.Comunque una cosa è certa, possono infiltrarsi quanto vogliono nelle nostre associazioni giovanili, nessun microfono nascosto capterà mai razzismo, odio verso i più deboli, antisemitismo e qualsivoglia simpatia per violenza e sopraffazione. Dalle nostre parti c’è solo passione, coraggio e progetti per un mondo più giusto e più verde".
Per Riccardo Magi, +Europa: "Giorgia Meloni commenta l’inchiesta di Fanpage rispolverando il tipico penoso vittimismo della destra italiana, attaccando i giornalisti. Invece del dito, Meloni guardi la luna che ha in casa: una luna nera, una vergogna per il nostro paese.Il problema non sono i giornalisti ma la fascisteria razzista, omofoba , nostalgica del duce, simpatizzante di Adolf Hitler, che abita il sottobosco di fratelli d’Italia".
Per il Pd, ha replicato Sandro Ruotolo:"Altro che regime. I regimi nascono e crescono con la censura della stampa e non con la libertà di stampa. Presidente Meloni vada alla sostanza dell'inchiesta di Fanpage.it"...