Papa Francesco ai gesuiti slovacchi: «Ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene»
Civiltà Cattolica, storica rivista dei Gesuiti, quest'oggi riporta il testo integrale dell'incontro avuto da papa Francesco , domenica 12 settembre, nella Nunziatura di Bratislava con 53 gesuiti slovacchi, durante il suo recente viaggio apostolico.
Appena fatto il suo ingresso il Papa ha salutato così i presenti:
«Buonasera e benvenuti! Grazie per questa visita. Non sapevo che ci fossero tanto gesuiti qui in Slovacchia. Si vede che "la peste" si espande dappertutto».
E tanto per capire il clima, il Papa ha poi spiegato:
«... L’idea di invitare i gesuiti nei miei viaggi apostolici è di padre Spadaro [Antonio Sapadaro è un gesuita, giornalista e direttore di Civiltà Cattolica], perché così lui ha materiale per fare un articolo per La Civiltà Cattolica che pubblica sempre queste conversazioni!»
Un gesuita gli chiede Come stia dopo l'intervento subito. Questa la risposta del Papa:
«Ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene. Fare quell’intervento chirurgico è stata una decisione che io non volevo prendere: è stato un infermiere a convincermi. Gli infermieri a volte capiscono la situazione più dei medici perché sono in contatto diretto con i pazienti».
Ancor più interessanti altri passaggi della conversazione. Ecco riportati di seguito.
Uno dei partecipanti descrive al Papa della situazione della Chiesa slovacca e delle tensioni interne. "Alcuni vedono lei addirittura come eterodosso, altri invece la idealizzano. Noi gesuiti – afferma – cerchiamo di superare questa divisione. Lei come affronta la gente che la guarda con sospetto?"«Per esempio, c’è una grande televisione cattolica che continuamente sparla del Papa senza porsi problemi. Io personalmente posso meritarmi attacchi e ingiurie perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo: è opera del diavolo. Io l’ho anche detto ad alcuni di loro.Sì, ci sono anche chierici che fanno commenti cattivi sul mio conto. A me, a volte, viene a mancare la pazienza, specialmente quando emettono giudizi senza entrare in un vero dialogo. Lì non posso far nulla. Io comunque vado avanti senza entrare nel loro mondo di idee e fantasie. Non voglio entrarci e per questo preferisco predicare, predicare… Alcuni mi accusavano di non parlare della santità. Dicono che parlo sempre del sociale e che sono un comunista. Eppure ho scritto una Esortazione apostolica intera sulla santità, la Gaudete et Exsultate.Adesso spero che con la decisione di fermare l’automatismo del rito antico si possa tornare alle vere intenzioni di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II. La mia decisione è il frutto di una consultazione con tutti i vescovi del mondo fatta l’anno scorso. Da adesso in poi chi vuole celebrare con il vetus ordo deve chiedere permesso a Roma come si fa col biritualismo. Ma ci sono giovani che dopo un mese di ordinazione vanno dal vescovo a chiederlo. Questo è un fenomeno che indica che si va indietro.Un cardinale mi ha detto che sono andati da lui due preti appena ordinati chiedendo di studiare il latino per celebrare bene. Lui, che ha senso dello humor, ha risposto: "Ma in diocesi ci sono tanti ispanici! Studiate lo spagnolo per poter predicare. Poi, quando avete studiato lo spagnolo, tornate da me e vi dirò quanti vietnamiti ci sono in diocesi, e vi chiederò di studiare il vietnamita. Poi, quando avrete imparato il vietnamita, vi darò il permesso di studiare anche il latino". Così li ha fatti "atterrare", li ha fatti tornare sulla terra. Io vado avanti, non perché voglia fare la rivoluzione. Faccio quello che sento di dover fare. Ci vuole molta pazienza, preghiera e molta carità».
E questo è quanto ha detto sulla paura diffusa dei rifugiati:
«Io credo che bisogna accogliere i migranti, ma non solo: occorre accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Servono tutti e quattro questi passaggi per accogliere veramente. Ogni Paese deve sapere fino a quanto può farlo. Lasciare i migranti senza integrazione è lasciarli nella miseria, equivale a non accoglierli. Ma bisogna studiare bene il fenomeno e capirne le cause, specialmente quelle geopolitiche. Occorre capire quel che succede nel Mediterraneo e quali sono i giochi delle potenze che si affacciano su quel mare per il controllo e il dominio. E capire il perché e quali sono le conseguenze».
L'intera conversazione può essere letta nell'articolo LA LIBERTÀ CI FA PAURA.
Crediti immagine: Jozef Bartkovjak su Vatican News