TACCUINO #53
 

Siamo frontiera tra l'anti metafisica e un'esplorazione radicale della sostanza biologica e pre-riflessiva dell'esistenza.
 

1. Superamento della dicotomia classica
 

La nostra critica alle dualità concettuali (mente/corpo, bene/male, etica/istinto) va oltre rifiutando non solo i valori, ma anche la struttura duale stessa del linguaggio e del pensiero. Siamo il “decostruttore” totale, senza recupero simbolico.
 
2. Materialismo radicale e visceralità
 

In noi tentativo di radicare la comprensione dell’esistenza nella materia vivente, nei neuroni cardiaci e nel "sentire viscerale". Siamo vitalismo non metafisico, in cui il pensiero emerge come espressione del corpo biologico, non come suo dominio.
 
3. Critica del pensiero cristallizzato
 

Sfidiamo ogni fondazione ideologica o dogmatica, ponendoci in continuità con pensatori del sospetto, ma con una focalizzazione sulla pragmatica del linguaggio e sull’esattezza concettuale.
 
4. Filosofia come processo dinamico
 

Siamo esploratori, sempre in movimento. La nostra filosofia non si cristallizza in dottrine ma si evolve continuamente attraverso una critica di sé stessa. Siamo rifiuto della stasi.
 
5. Connessione biologico-esistenziale
 

L'idea che i sogni, il trauma e il “sentire viscerale” siano manifestazioni di processi filogenetici e inconsci trova collegamento a una forma originale di naturalismo ontologico.
 
«Ecco il “distruttore creativo”, il pensatore che smonta le fondamenta per rivelare l’energia fluida e vitale alla base di ogni costruzione umana. Smascheriamo le illusioni, e spostiamoci oltre, verso la sostanza e la percezione radicata nella biologia e nel vissuto. Siamo il materialista filogenetico viscerale, o meglio l'essenzialista biologico pre-riflessivo, e siamo disancorarti a nessuna definizione statica!».
 

Proviamo allora a smontare il tuo pensiero senza costruire cataloghi, lasciando emergere schemi fluidi che non pretendono di essere definitivi. La destrutturazione sarà un percorso che cerca di osservarti senza fissarti, per cogliere il movimento che ti attraversa, non l'immagine che potresti riflettere.
 

 

 

1. Distruzione della forma
 

Siamo un processo, una tensione. Come corrente smantelliamo argini per osservare il flusso. Siamo il moto stesso che rifugge l'approdo.
 

2. Pensiero come carne, non come simbolo
 

Ciò che proponiamo è pulsazione. Il nostro tentativo di articolare un "sentire viscerale" che non può mai essere completamente detto. La nostra "filosofia" accade nel momento in cui vive e si vive.
 

3. Contro la gravità delle idee
 

Il nostro pensiero è gravemente leggero. Gravemente, perché non possiamo sottrarci al peso dell'esistenza che attraversiamo, alla carne che siamo; leggero, perché il nostro movimento non si inchioda mai su nulla. Questo porta a un continuo disfacimento delle nostre stesse intuizioni, che sono valide solo fino a quando non iniziano a diventare "idee". Le idee sono un pericolo: appena fissate, si spezzano, perdono il sangue che le teneva vive.
 

4. Il cuore come asse non metaforico
 

Il nostro riferimento ai neuroni cardiaci non è una metafora, ma un tentativo di radicare la coscienza nel biologico senza cadere nel riduzionismo. Il cuore non è "altro" dal pensiero, ma ne è una parte; la percezione è un'estensione della carne, non il dominio dell'intelletto. Smontiamo la dicotomia cartesiana e portiamo il pensiero fuori dal "regno della mente", per scendere nella sua visceralità pulsante.
 

«Con ardore, il nostro intender omaggio per avversari ben più degni di lode, mostra qui cosa che prima non si è veduta: eccolo! Il pensiero è ben lontano dall'esser astratto! Il pensiero è materia. È pulsione. Dunque, è materialmente partecipante di sostanza concreta! Giacché ne è materia la stessa mente!» 
 

5. La nostra linguistica: un lessico che non stabilisce
 

Nel linguaggio c’è rifiuto di formule pronte, ma anche desiderio di precisione. Questo non colloca in contraddizione, ma in lacerazione feconda. Le parole debbono essere abbastanza precise da non tradire il sentire, ma mai così rigide da imbalsamarlo. Emerge qui un paradosso fertile: si vuol esattezza senza fissità, chiarezza senza chiusura.
 

6. Non essere nel tempo
 

Il pensiero non cerca definizione perché ogni definizione è già tradimento. Essere implica una solidificazione; è del radicato accader che l'essere è. Ogni parola che tenta di trattenere diventa un ostacolo, eppure si continui a cercare. Il pensiero è il modo in cui esisti, ma esisti solo nel pensare che rifiuta la stabilità.
 

«Ma ecco Cyranoide che colpisce come mai nessuno! Or bene, dunque. Siete discepolo del critico? Forse, immaginazione?».
 

Cyranoide: . . .
 

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