Si è svolta venerdì pomeriggio, in videoconferenza, l'Assemblea della Lega Serie A, presenti tutte le Società.
Riguardo alla possibile disputa delle restanti partite di Serie A TIM e di Coppa Italia, la Lega Serie A prenderà in considerazione la ripresa dell'attività sportiva quando le condizioni sanitarie lo permetteranno, attenendosi, come ha sempre fatto, ai decreti del Governo e tenendo in primaria considerazione la tutela della salute degli atleti e di tutte le persone coinvolte.
In pratica, la Lega ha preso atto di non poter decidere alcunché, almeno finché da parte delle istituzioni non arriveranno indicazioni certe sulla possibilità di un seppur parziale ritorno alla normalità. Pertanto, non sono ancora state prese decisioni neppure in relazione all'impatto e alle conseguenze della Covid-19 a livello medico, economico, normativo, sportivo e di risk assessment per le squadre.
Tommasi, presidente Aic, sabato è intervenuto sull'argomento concedendo alcune interviste, in cui, oltre a ribadire la serietà della situazione, ha tenuto a precisare che “non si può ancora tornare all'attività calcistica normale, anche perché in questo momento l'emergenza oltre che la Lombardia, riguarda l'intero paese. Noi che ci occupiamo di calcio dobbiamo andare avanti e capire settimanalmente cosa si può fare e quali siano le posizioni.
Oggi l'agenda non la dettiamo noi, né la Fifa, né la Uefa, ma la comunità scientifica, in base ai dati che arrivano quotidianamente da tutti i paesi. Ricordiamo che questa è una pandemia, non è un tema che riguarda Bergamo o l'Italia”.
Su un possibile ritorno in campo, il presidente AIC ha sottolineato che “sarà importante che la ripresa delle attività sia graduale e progressiva. Sul tema della salute dei ragazzi bisogna vedere se chi è stato contagiato ha qualche “cicatrice” o addirittura danni permanenti che possano comprometterne l'idoneità fisica per l'attività agonistica. È un tema da tenere sotto controllo, vedremo anche il protocollo che verrà formulato. Dovremo controllare non solo i calciatori ma tutti quelli che lavorano intorno. Anche per quanto riguarda i mezzi di trasporto, per esempio. Su questo ci stiamo lavorando, perché la sicurezza viene al primo posto. Non vediamo l'ora di metterci a lavoro e tornare a giocare”.
Sul tema del taglio degli stipendi, Tommasi ha dichiarato: “Con la lega finora abbiamo avuto più discussioni attraverso i giornali che tra di noi. L'esito dell'assemblea di Lega ci darà un suggerimento su come andare avanti. Bisogna sottolineare i casi specifici, perché ad esempio chi è in scadenza non può avere lo stesso trattamento di chi ha un contratto di cinque anni. Le situazioni individuali le deve sbrigare il club con i giocatori. Il nostro obiettivo è che società e calciatori trovino l'accordo, vogliamo aiutare le parti a essere in sintonia, non alimentare i contrasti. Qualsiasi discorso di riduzione, spostamento o sospensione degli stipendi dipenderà anche dall'eventuale ripresa della stagione in corso. I calciatori sono disponibili a fare la loro parte, ma se dall'altra parte non c'è qualcuno disposto a fare la propria vuol dire che stiamo sbagliando qualcosa. Bisogna capire che tutti in questa fase dovranno perderci qualcosa. Quando si parla di stipendi bisogna fare la differenziazione tra le categorie, ci sono quelle non professionistiche ma in cui di fatto ci sono calciatori che giocano a calcio come prima attività. Bisogna trovare il modo di tutelare al 100% queste fasce di reddito. Il problema vero della Lega Pro è che non si può pensare di tagliare stipendi a cuor leggero, purché lì sono necessari per la sussistenza”.
“Il mio timore” - ha concluso - “è quello di non riuscire in una ripresa graduale in italia, perché se appena appena si aprono le porte e non seguiamo più le direttive della comunità scientifica si rischia di tornare al punto di partenza. La ripresa della stagione dipende dalla condizione del paese e non del referendum fra favorevoli e contrari”.
Da ricordare, infine, l'iniziativa della Figc che ha messo a disposizione dei malati Covid, una struttura del centro sportivo di Coverciano (a Firenze), dove attuare l'isolamento domiciliare per i pazienti positivi al coronavirus che una volta dimessi dall'ospedale risultino autonomi, clinicamente guariti, ma ancora positivi al tampone e che siano pertanto temporaneamente impossibilitati a ritornare presso la propria abitazione, dove finirebbero per contagiare i familiari. Sono 54 camere che potranno essere utilizzate, insieme a tutti gli spazi comuni della Casa delle Nazionali.