Sullo sfondo dell'attuale pandemia, si prevede che la contrazione dell'economia mondiale sarà del -3,2 per cento nel 2020. Nello scenario di base, la crescita del PIL nei paesi sviluppati scenderà al -5 per cento, mentre diminuirà del -0,7 per cento nei Paesi in via di sviluppo.

Le perdite di produzione cumulative previste nel 2020 e nel 2021 - pari a circa 8,5 trilioni di dollari - spazzeranno via quasi tutti i guadagni ottenuti nei quattro anni precedenti.

La pandemia ha scatenato una crisi sanitaria ed economica senza precedenti per portata e grandezza. I blocchi e la chiusura dei confini nazionali imposti dai governi hanno paralizzato le attività economiche nel loro complesso, licenziando milioni di lavoratori in tutto il mondo.

Questo è il quadro illustrato nell'incipit del rapporto World Economic Situation and Prospects as of mid-2020, pubblicato a maggio dal Dipartimento degli Affari economi e sociali delle Nazioni Unite.

«Il ritmo e la forza della ripresa dalla crisi - ha dichiarato Elliott Harris, capo economista delle Nazioni Unite - non dipenderà solo dall’efficacia delle misure di salute pubblica nel rallentare la diffusione del virus, ma anche dalla capacità dei Paesi di proteggere posti di lavoro e redditi, in particolare dei membri più vulnerabili delle nostre società».

In base alle stime del rapporto, probabilmente ci saranno 34,3 milioni di persone sotto la soglia di povertà estrema nel 2020 (di cui il 56 per cento nei paesi africani), e altri 130 milioni di persone potrebbero entrare in questa fascia entro il 2030.

Il rapporto mette in guardia anche contro il rischio di grandi misure di stimolo fiscale e monetario — con miliardi di dollari di liquidità iniettati nel sistema finanziario — che contribuiscono al rapido recupero dei prezzi delle azioni e delle obbligazioni, ignorando invece gli investimenti produttivi, come ha fatto notare Hamid Rashid, capo del Global Economic Monitoring Branch e principale autore del rapporto:

«La lezione che abbiamo imparato dall’ultima crisi è che le misure di stimolo fiscale e monetario non aumentano necessariamente gli investimenti produttivi. I governi devono incoraggiare le imprese che ricevono la loro assistenza finanziaria a investire in capacità produttive. ... È un must per proteggere posti di lavoro dignitosi e prevenire un ulteriore aumento delle disparità di reddito».