Esteri

Continuano le manifestazioni (e le violenze) in Catalogna dopo la sentenza di condanna degli indipendentisti

Dopo la sentenza della Corte Suprema spagnola che ha comminato condanne fino a 13 anni ai responsabili del referendum per l'indipendenza della Catalogna, le manifestazioni in tutta la regione non si sono fermate.

Dopo il tentativo di bloccare l'operatività dell'aeroporto di Barcellona lunedì scorso, martedì i manifestanti hanno cercato di bloccare i collegamenti ferroviari e stradali a Tarragona, Girona e nella Catalogna Centrale, mentre in tarda serata sono iniziati scontri violenti a Barcellona, soprattutto nel quartiere Eixample. Manifestazioni e tensioni si sono avute anche durante la giornata di martedì, dove i dimostranti hanno cercato di scatenare la loro rabbia contro il quartier generale della delegazione del governo di Madrid presente a Barcellona, con lanci di pietre, razzi e incendi che hanno interessato il Paseo de Gràcia e La Rambla.

40mila persone in strada con polizia, guardia civile e mossos (la polizia catalana che dipende dal governo locale) che finora hanno operato in piena sintonia, riuscendo a mantenere la situazione sotto controllo.

Rispetto ai mossos, meno decisa la posizione della Generalitat che, pur invitando a manifestare pacificamente, finora non ha condannato le violenze dei manifestanti, coordinate da sigle sconosciute, sebbene molto attive e ben organizzate, come "tsunami democratico".

Il sindaco di Barcellona, Ada Colau, ha invece denunciato le azioni violente auspicando un appello alla calma da parte di tutte le istituzioni.

L'ANC (l'Assemblea Nazionale Catalana), di cui fanno parte Jordi Sànchez e Carme Forcadell, due di coloro che sono stati condannati dalla Corte Suprema, ha organizzato nuove manifestazioni da Vic, Berga, Tàrrega, Tarragona e Girona, oltre alla manifestazione indetta per sabato 26 ottobre a Barcellona.


Inutile sottolineare che la soluzione della questione catalana può essere solo politica,con una ripresa del dialogo tra indipendentisti e Moncloa, che era ben avviato tra Puidgemoint e Zapatero, ma che Rajoy - tra l'altro a capo di un governo che è imploso a causa della corruzione dilagante nel suo partito - ha pensato bene di ignorare, generando il caos che impera attualmente in Spagna, non solo relativamente alla situazione in Catalogna, ma anche  all'instabilità del governo centrale, che in passato aveva fatto affidamento sulle formazioni indipendentiste catalane.

Una soluzione, quella attuale, che non può prescindere da un'amnistia e da una ripresa dei negoziati, partendo da ciò che era stato concordato prima del 2011.

 

Autore Alberto Valli
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