Riflessioni sul Covid 19
E’ da poco terminato il primo week end con le frontiere regionali aperte con la concreta possibilità, dopo mesi di chiusura totale, di potersi spostare liberamente su tutta la penisola. Ho costatato personalmente che il traffico sull’autostrada del Sole è stato moderato, molto ridotto rispetto agli altri anni.
Ho potuto raggiungere il piccolo paese dei miei avi e gustare delle deliziose ciliegie. Parlando con gli esercenti della zona, il concetto comune è stato che, a prevalere sia una certa prudenza nelle fasce di età più avanzate. Tendenzialmente le persone più avanti con l’età tendono ad evadere dai momenti e dalla tentazione di aggregazione.
Il problema sorge con i giovani, a tutte le latitudini. Immagini festose, di movida esasperata, si sono susseguite ovunque. Ciò fa il palio con le manifestazioni di cordoglio per la morte di George Floyd avvenute in molte piazze italiane o per le manifestazioni istituzionali del 2 giugno, in barba alle norme di sicurezza da tenere in tempo di pandemia.
Il problema del Covid 19, nei giovani sembra essere alle spalle, aizzati soprattutto da giornalisti di testate nazionali e da illustri medici che hanno dichiarato il virus “clinicamente morto”. In questo periodo ho sentito e letto tutto e il contrario di tutto, per questo non mi fido più di nulla. L’unica verità assoluta è che il SARS-COV-2 è un’entità nuova per tutti e per questo motivo non si possono prevedere evoluzioni future.
La storia, maestra di vita, insegna che le pandemie hanno sempre avuto un andamento ciclico, quindi prevedibilmente, ad ottobre avremo un nuovo picco. Intanto, giacché l’estate si avvicina e perché è noto che i mesi più caldi rappresentano di solito un fattore di contrasto per la diffusione dei virus influenzali, ci si è chiesti se lo stesso ragionamento può essere fatto anche per il virus della pandemia di COVID-19.
I risultati di uno studio americano, mostrano che effettivamente il tasso d'incidenza del virus della COVID-19 diminuisce con le temperature che diventano sempre più calde e un indice UV più elevato aiuta a rallentare il tasso di diffusione della malattia ma con un impatto che complessivamente può essere considerato come modesto. Lo studio conclude che l’associazione tra condizioni più calde e i livelli di diffusione della malattia COVID-19 è troppo debole e che dunque è improbabile che la stessa diffusione rallenti in maniera drastica nei prossimi mesi estivi solo per l’aumento della temperatura.
Il monitoraggio epidemiologico effettivamente indica un miglioramento generalizzato sia di nuovi casi, sia dei ricoveri ospedalieri ed in terapia intensiva. Il virus è un patogeno che si manifesta in maniera diversa secondo diversi fattori, e le manifestazioni cliniche sono molto più gravi quando non c’è una cura. La differenza fondamentale è stata l’organizzazione, sanitaria e sociale, messa in piedi negli ultimi mesi. Ritengo che sia migliorato tutto il sistema Italia.
Non è corretto affermare che il SARS-COV_2 è indebolito, in quanto il genoma non è cambiato. Hanno funzionato le armi che abbiamo a disposizione: un miglior approccio medico, distanziamento sociale, uso delle mascherine soprattutto nei luoghi affollati, igiene personale (regola delle 3 M cioè mani, mascherine, metro).
I rischi della pandemia Covid-19 per la salute delle persone e per l'economia di tutti i paesi sono chiari e visibili a tutti. Per trovare le soluzioni migliori a questo problema occorre un approccio multidisciplinare. In questa lotta ci sono decisioni difficili che hanno conseguenze sulla vita, il ritmo quotidiano e il benessere delle persone. Resto perciò fermamente convinto che gli sforzi fin qui fatti, non vadano buttati al vento.
Ci vuole una linea di condotta votata all’ottimismo e alla voglia di riprendersi i mesi perduti, utilizzando il buon senso. Si può uscire, fare baldoria e divertirsi e nello stesso tempo usare le mascherine. Una ricaduta avrebbe effetti deleteri sul sistema Italia.