Sabato si è svolta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la riunione chiesta dagli Stati Uniti per discutere sulla crisi Venezuelana. Ovviamente, viste le divergenze all'interno dei membri permanenti, nessun documento è stato pubblicato e nessuna decisione è stata presa. In compenso si sono riaffermate le varie posizioni.

Unico passo avanti fatto è stato relativo ai rapporti diplomatici tra Usa e Venezuela. Il segretario di Stato Mike Pompeo ha dichiarato al Consiglio di sicurezza la decisione degli Stati Uniti di non ritirare la propria rappresentanza da Caracas, affermando di sperare che i loro diplomatici - che secondo quanto dichiarato dall'amministrazione Usa adesso fanno riferimento a Guaido come presidente ad interim - potessero continuare a ricevere le protezioni previste dalla Convenzione di Vienna, minacciando conseguenze se così non fosse avvenuto.

L'amministrazione Maduro aveva dato 3 giorni di tempo al personale dell'Ambasciata Usa per fare le valigie e tornare in patria, dopo aver rotto le relazioni diplomatiche con Washington. Ma sabato, prima che l'ultimatum scadesse, il ministero degli Esteri venezuelano rilasciava una dichiarazione in cui affermava che il governo di Maduro sospendeva l'espulsione della missione diplomatica Usa, aprendo contemporaneamente una finestra di 30 giorni per negoziare con gli stessi funzionari statunitensi riguardo la possibilità di istituire un "ufficio per gli interessi degli Stati Uniti" in Venezuela e un analogo ufficio venezuelano negli Stati Uniti.

In pratica, un accordo simile a quello che gli Usa avevano con Cuba prima che l'amministrazione Obama ripristinasse le relazioni diplomatiche con Castro.

Ieri, la posizione dell'Europa è stata chiarita dall'Alto rappresentante PESC Federica Mogherini che, in sostanza, ha ribadito quanto già anticipato da Spagna, Francia e Germania riguardo la necessità da parte di Maduro di indire al più presto nuove elezioni, senza però indicare una scadenza in tal senso, rimandata ad una prossima dichiarazione ufficiale.

Il ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza ha respinto qualunque richiesta di negoziazione, appoggiato dall'ambasciatore russo Vassily Nebenzia che ha accusato l'amministrazione Trump di tentare "un colpo di Stato" contro Maduro. Inoltre, Nebenzia ha invitato il segretario di Stato Pompeo a dire chiaramente se gli Stati Uniti avranno intenzione di usare o meno la forza militare in Venezuela.

Pompeo non ha risposto alla provocazione che, però, è stata ripresa anche dalla stampa a fine riunione. Anche in quel caso Pompeo ha dichiarato di non avere intenzione di fare speculazioni o ipotesi sulle future decisioni degli Stati Uniti.