L’Assemblea Generale ha approvato, inoltre, una determinazione con cinque linee di azione per una più efficace prevenzione del fenomeno degli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili. I Vescovi, sensibili e vicini al dolore delle vittime e dei sopravvissuti ad ogni forma d’abuso, hanno ribadito la loro disponibilità all’ascolto, al dialogo e alla ricerca della verità e della giustizia. Impegno, peraltro, già assunto con le Linee guida del 2019.Il videomessaggio del Cardinale Sean Patrick O’Malley, Presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, con l’apprezzamento per lo sforzo delle Chiese in Italia, è stato ricevuto dai Vescovi con gratitudine, in particolare per l’incoraggiamento espresso a continuare sulla strada intrapresa. Segno, questo, di una collaborazione che si è intensificata negli ultimi mesi tra la CEI e la Pontificia Commissione.

  1. La decisione dei Vescovi ha come obiettivo quello di potenziare la rete dei referenti diocesani e dei relativi Servizi per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Già costituita a partire dal 2019 in tutte le 226 diocesi italiane, questa realtà verrà ora sostenuta con percorsi formativi rivolti agli operatori pastorali (sacerdoti, religiosi e religiose, catechisti, educatori, insegnanti di religione…) e a chi è chiamato a occuparsi degli aspetti giuridici. Con questa azione, si intende infatti promuovere, ancora più capillarmente, una cultura del rispetto e della dignità dei minori e delle persone vulnerabili.
  2. È stato poi ribadito l’impegno di implementare la costituzione dei Centri di ascolto, che attualmente coprono il 70% delle diocesi italiane, per accogliere e ascoltare quanti vogliono segnalare abusi recenti o passati, e indirizzare a chi di competenza secondo l’esigenza espressa dalle persone: un medico, uno psicologo, un avvocato, la magistratura, le forze dell’ordine, un accompagnatore spirituale, un consulente di coppia, ecc. I Centri di ascolto sono una porta aperta in luoghi vicini alle persone (un consultorio familiare, un ufficio professionale, ecc.), con responsabili preparati – in buona parte laici e laiche – disponibili al primo ascolto, un servizio che si sta rivelando assai prezioso.
  3. I Vescovi hanno anche deciso di realizzare un primo Report nazionale sulle attività di prevenzione e formazione e sui casi di abuso segnalati o denunciati alla rete dei Servizi diocesani e interdiocesani negli ultimi due anni (2020-2021). I dati saranno raccolti e analizzati da un Centro accademico di ricerca. I report avranno poi cadenza annuale e costituiranno uno strumento prezioso per migliorare, in termini di qualità ed efficacia, l’azione formativa dei Servizi e quella di accoglienza e ascolto dei Centri. Daranno poi un segnale di trasparenza, dal momento che saranno resi pubblici. Le Chiese che sono in Italia hanno accolto così l’invito rivolto da Papa Francesco alla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, che ha chiesto “un rapporto sulle iniziative della Chiesa per la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili”. Quello che scaturirà sarà un monitoraggio permanente dei dati, via via raccolti, e dell’efficacia delle attività messe in campo.
  4. Grazie a un nuovo spazio di collaborazione aperto negli ultimi mesi con la Congregazione per la Dottrina della Fede, sarà possibile poi conoscere e analizzare, in modo quantitativo e qualitativo, i dati custoditi presso la medesima Congregazione, garantendo la dovuta riservatezza. Tali dati fanno riferimento a presunti o accertati delitti perpetrati da chierici in Italia nel periodo 2000-2021. L’analisi verrà condotta in collaborazione con Istituti di ricerca indipendenti, che garantiranno profili scientifici e morali di alto livello, e consentirà di pervenire a una conoscenza più approfondita e oggettiva del fenomeno. Ciò permetterà di migliorare le misure di prevenzione e contrasto, di accompagnare con più consapevolezza le vittime e i sopravvissuti e di affinare i criteri per altre ricerche.
  5. Infine, come già reso noto, la CEI partecipa ora in qualità di invitato permanente all’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, istituito con legge 269/1998. I Vescovi hanno preso atto con molto favore di questa possibilità di collaborazione con le istituzioni pubbliche per lo studio e il monitoraggio della prevenzione e il contrasto dell’abuso e dello sfruttamento sessuale a danno delle persone di minore età in tutta la società italiana.

Queste cinque linee di azione non sono un elenco chiuso a eventuali sviluppi, tutt’altro: è volontà dei Vescovi compiere qualsiasi passo perché il fenomeno degli abusi venga contrastato decisamente, promuovendo ambienti sicuri e a misura dei più piccoli e vulnerabili.

Questo è quanto è stato deciso nel corso dei lavori dell'ultima assemblea generale della Cei, in occasione della quale è stato nominato da papa Francesco il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, che come primo impegno del suo nuovo incarico ha scelto di seguire, anche se non in modo speculare, quanto già fatto dalle Chiese di Germania, Francia, Portogallo e, più recentemente, Spagna.

Il report nazionale sui casi di abuso segnalati o denunciati alla rete dei Servizi diocesani e interdiocesani negli ultimi due anni sarà pubblicato per il 18 novembre, giornata scelta dalla stessa Cei per ricordare vittime e sopravvissuti agli abusi. 

Con queste parole, nella successiva conferenza stampa, il cardinale Zuppi ha commentato la scelta:

"Nessuna copertura, nessuna resistenza da parte dei vescovi. Ci prenderemo le botte che dobbiamo prenderci e anche le nostre responsabilità. Lo dobbiamo alle vittime, il loro dolore è la priorità. E lo dobbiamo alla Santa Madre Chiesa"."Una strada nuova, italiana - ha definita l'iniziativa il cardinale Zuppi, chiarendo che tale decisione non vuole né essere "un modo per dire che noi ce la cantiamo e ce la suoniamo" e tantomeno "per sfuggire o nascondersi". Anzi, vuole essere "una cosa seria, vera" che non lasci spazio a polemiche come avvenuto, ad esempio, in Francia con il lavoro compiuto dalla commissione Ciase che ha dato adito ad "ampie discussioni. Noi non vogliamo discutere, non vogliamo scantonare. Il report non serve come calmante, ma è per fare le cose con serietà". "Sui 20 anni [l'indagine prenderà in esame il periodo dal 2000 al 2021, ndr] non c’è niente da fare: siamo noi, ci coinvolge direttamente. Ci sembra molto più serio, fa molto più male. Il 1945 sono 80 anni, credo che giudicare coi criteri di oggi qualcosa di 80 anni fa che anche allora è stato giudicato con altri criteri, crei difficoltà di valutazione".

Ma la decisione di limitare l'inchiesta agli ultimi vent'anni non è stata accettata da alcuni presenti alla conferenza stampa, e tra questi Francesco Zanardi, presidente di Rete L’Abuso e vittima in passato di un sacerdote. Per Zanardi la scelta potrebbe risultare discriminatoria e penalizzante anche sul tema dei risarcimenti, rischiando di creare disparità con i sopravvissuti di abusi avvenuti in precedenza che soffrono tuttora di patologie fisiche e psichiche gravissime. 

In risposta, il cardinale Zuppi ha dichiarato:

"Incontriamoci! Ci incontriamo molto volentieri, se avete dei casi ditecelo. Se lo avete già fatto, non lo so, parlo per me… Poi c’è lo Stato, si va dalla polizia. Sicuramente sarà molto utile per renderci conto. Lo Stato ha delle regole, per noi non c’è una prescrizione morale" e per i risarcimenti, si tratta di "un discorso molto aperto. Il problema è non fare solo un discorso quantitativo, serve anche qualità. Non c’è nessuna volontà di non dare numeri: la collaborazione con la Congregazione per la Dottrina della Fede lo dimostra. Ci possono essere due rischi, quello di minimizzare oppure, all'opposto, di amplificare: in questo casi è quando lo ius diventa iniuria".