Italia, paese delle meraviglie, dove l’assurdo diventa normalità e la realtà supera la fantasia. A Genova la nostra cara destra dà un’altra prova della sua straordinaria capacità di stupire e indignare.
Il Consiglio Regionale della Liguria ha respinto la mozione di sfiducia al presidente Giovanni Toti, attualmente agli arresti domiciliari. Sì, avete capito bene: il Consiglio regionale, invece di agire con fermezza e responsabilità, gli rinnova la fiducia. Un capolavoro di surrealismo politico.

Ma facciamo un passo indietro. Giovanni Toti, uomo di mille virtù, è stato accusato di corruzione e abuso d'ufficio, reati che farebbero rabbrividire anche il più scafato dei politici. Invece di dimettersi con un minimo di dignità, Toti ha deciso di rimanere al suo posto, come se niente fosse. E fin qui, nulla di nuovo sotto il sole: la tenacia della poltrona è un male endemico del nostro sistema politico. Ma che il Consiglio regionale si presti a questa farsa, negando la sfiducia a un presidente ai domiciliari, è un colpo di teatro che neanche Pirandello avrebbe potuto immaginare.

La mozione di sfiducia, presentata dalle opposizioni, sembrava un atto dovuto, un minimo sindacale di decenza istituzionale. Eppure, la maggioranza ha fatto quadrato intorno al presidente, dimostrando che in Italia l'etica e la legalità sono concetti del tutto relativi, subordinati agli equilibri di potere e alle convenienze politiche. E così, mentre Toti gestisce la regione dalla sua villa, i consiglieri regionali ci spiegano che tutto va bene, madama la marchesa.

È un teatrino indecente, una presa in giro per i cittadini liguri e per tutti gli italiani che ancora credono nella possibilità di un paese normale. Come possiamo chiedere rispetto per le istituzioni se le istituzioni stesse si comportano come un club privato di auto-protezione? Come possiamo sperare in una politica pulita quando chi è chiamato a rappresentarci e a prendere decisioni in nostro nome non ha neanche il coraggio di dire basta a chi ha tradito la fiducia dei cittadini?

La verità è che in Italia, la questione morale è sempre stata un optional, una bella parola da sbandierare in campagna elettorale e da dimenticare subito dopo. La respinta della mozione di sfiducia a Toti è solo l'ultimo esempio di un sistema che fa acqua da tutte le parti, un sistema dove l’interesse personale prevale sul bene comune, dove la politica è diventata un triste spettacolo di equilibrismi e ipocrisie.

E mentre il presidente Toti continua a governare dal suo salotto, i liguri si ritrovano a fare i conti con una classe politica che ha perso ogni credibilità, che si rifugia dietro giochetti di palazzo e accordi sottobanco. È l'Italia delle beffe, l'Italia della vergogna, l'Italia che, purtroppo, conosciamo fin troppo bene.