Si è aperto alla presenza di oltre 4000 delegati da tutta Italia, la conferenza programmatica di Fratelli d’Italia, quello che ormai tutti i sondaggi valutano primo partito del paese.

C’è fermento intorno alla palco avveniristico in pieno stile americano allestito al Mico di Milano. Tutti sono in attesa di ascoltare le parole della leader del partito Giorgia Meloni, che ha organizzato questa conferenza a Milano, il centro economico pulsante, perché da qui vuole partire la sfida per il rilancio di un paese, che deve sottrarsi a quel declino che sembra averlo pervaso da due decenni.

“Il declino non è un destino è una scelta e noi vogliamo ribellarci a questa scelta fatta da governi incapaci ed inermi. Perché a noi piace sperimentare territori su cu altri nemmeno si inerpicano” dice in apertura una Giorgia Meloni, pimpante come sempre, che arringa la platea con un discorso di oltre un ora per dire che “ora tocca a noi” assumere la responsabilità di rilanciare questo paese. E chissà se in quel noi comprende anche gi alleati Salvini e Berlusconi, a cui non dedica nessun riferimento.  

Ci sarà tempo per discutere con gli alleati adesso bisogna prima vincere e tornare al governo perché come dice la presidente di Fdi. “Questo è il nostro tempo e noi ci faremo trovare pronti”. La folla scatta in piedi in un lungo applauso che sembra quello dell’acclamazione sempre più vicina del nuovo premier in pectore del centrodestra.

E abbiamo le persone ai posti giusti dice convintamente la Meloni, dando l'ennesima stoccata a quanti sostengono che in Fdi non ci sia una classe dirigente all’altezza. “Ma perché un governo in cui ministro alla salute c’è Speranza e ministro agli esteri Di Maio sarebbe all’altezza delle sfide che si pongono davanti a noi” sferza la platea Giorgia, salutata da un ovazione. Perché la nazione secondo la leader ha pagato in questi ultimi due anni un prezzo altissimo alla improvvisazione. Invece questo è uno di quei crocevia della storia in cui non si può assolutamente affidarsi alla improvvisazione, soprattutto per un paese con il nostro che rischia di pagare un prezzo altissimo alla guerra in Ucraina e alle sanzioni imposte dalla comunità internazionale alla Russia.

Ed è per questo che la Meloni che è anche presidente dell’Ecr europeo ha già chiesto all’Europa che sia rimodulato il PNRR alle nuove esigenze, che non può essere più solo quella della transazione ecologica, ma deve puntare al rimettere in moto una economia nuovamente in grande affanno.

E questo, tiene e a precisare ancora una volta la Meloni, non vuol dire essere contro l’Europa, anzi vuol dire cercare di ridare importanza ad un Europa che si è autoemarginata, senza difesa senza politica estera senza più nessun potere negoziale, ma appiattita sempre più al potere degli Stati Uniti, che in cambio della difesa dei confini possono permettersi di imporre la loro linea politica. Ed è per questo che Fdi è da sempre convinta sostenitrice dell’aumento della spesa in armamenti, perché “quello che si spende in armi è il costo della nostra libertà. Perché noi vogliamo essere alleati non sudditi”.

Non manca poi una critica al globalismo, il cui castello di sabbia costruito in questo ultimo decennio sarebbe crollato grazie al combinato disposto di due crisi simmetriche, come la pandemia prima e la guerra poi. Ora è tempo di patrioti “ trasformeremo questa epoca infame in un nuovo risorgimento” evocando un periodo storico assai caro ai conservatori, ma per realizzare tutto questo oltre ai patrioti, servono anche e soprattutto le donne, architrave della famiglia, ed è ora di superare il politically correct che vuole tutto uniforme e senza distinzioni, ma in realtà si tratta di una vera e propria censura verso le parole donna e madre, ed ecco perché la Meloni rivendica con forza che adesso è il momento delle donne, della loro forza del loro spirito di sacrificio, che dimostrano ogni giorno nel durissimo ruolo di madre.

Poi, in conclusione, dopo una naturale stoccata al tanto odiato e fallimentare nei fatti Rdc, a cui secondo la leader di Fdi, dovrebbero essere gli stessi giovani a ribellarsi, perché non devono accettare di stare in panchina, ma devono essere loro il motore del cambiamento e della rinascita.

Elenca le tre basi su cui dovrebbe poggiarsi il futuro programma di governo che sono la difesa del marchio e del made in Italy, che mai come in questi anni è stato svilito e venduto al miglior offerente. La seconda architrave è rappresentata dal mare, una risorsa fondamentale per un paese come il nostro che dal mare è circondato su tre lati del suo territorio, ma che invece è stato troppo spesso colpevolmente trascurato dai passati governi, ed è per questo che Fdi chiederà la formazione di un apposito ministero che possa rilanciare con forza l’economia del mare.

E il terzo punto su cui la Meloni vuole basare il suo futuro governo conservatore è quello che ruota intorno al merito, con un occhio finalmente attento a chi come autonomi e partite Iva da troppo tempo si sente trattato come un lavoratore si serie B. Il dado è tratto, la strada è lunga probabilmente tortuosa ma certamente la Meloni si dimostra prontissima ad accogliere la sfida,