Negli ultimi mesi dello scorso anno, i big dell'IT che "controllano" Internet si sono riuniti a San Francisco per capire come arginare il fenomeno dei "deepfake".

Che cosa sono i deepfake? Video che mostrano dei personaggi che dicono e fanno cose che in realtà non hanno mai fatto e mai detto. Sono filmati creati automaticamente da programmi gestiti da algoritmi di Intelligenza Artificiale in grado di sostituire le identità delle persone che ne sono protagoniste.

Il primo "big" a comunicare di aver avviato una politica di contrasto alla diffusione dei deepfake è stato Facebook con un post rilasciato ieri sul blog dell'azienda da Monika Bickert, che si occupa di Global Policy Management, che ha dichiarato che 

"Facebook rimuoverà qualsiasi contenuto fuorviante che soddisfi i seguenti criteri:sia stato modificato o rielaborato - al di là degli aggiustamenti per migliorarne la qualità - in modo da indurre qualcuno a pensare che il protagonista del video abbia detto parole che in realtà non ha detto; sia il risultato di un algoritmo di Intelligenza Artificiale che unisce, sostituisce o sovrappone i contenuti di un video, facendolo sembrare autentico;Naturalmente, nessuna rimozione sarà applicata ai contenuti che siano identificabili come parodie o satira".


Nel post, si ricorda anche che dallo scorso settembre Facebook ha lanciato la "Deep Fake Detection Challenge", per invogliare le persone di tutto il mondo a produrre strumenti open source per rilevare i deepfake. Questo progetto, sovvenzionato con 10 milioni di dollari, ha coinvolto tra l'altro anche la Cornell Tech, l'Università di Berkeley, il MIT, WITNESS, Microsoft, BBC e AWS, oltre ad altre aziende, università ed istituzioni che operano nel mondo della tecnologia, dei media e delle comunità accademiche.

Quanto sopra riportato diventa abbastanza significativo perché i grossi attori di Internet stanno iniziando a capire che il digitale, oltre ad un'estrema flessibilità e rapidità nel promuovere qualsiasi tipo di contenuti, contiene al suo interno anche una specie di "virus" che può renderlo non solo inaffidabile, ma anche pericoloso.

Infatti, già oggi è possibile creare automaticamente e artificialmente volti di persone che non esistono, così come degli articoli di giornali del tutto falsi, inventati da un algoritmo di intelligenza artificiale in grado di formulare frasi perfette dal punto di vista della sintassi con contenuti completamente falsi, seppure credibili, perché correlati all'argomento indicato nel titolo.