Boris Johnson si è presentato davanti ai parlamentari della Camera dei Comuni con la solita esuberanza che lo caratterizza, promettendo una nuova età dell'oro per la Gran Bretagna, mettendo però in cima all'agenda delle sue priorità la Brexit, accompagnata da un piano che preveda comunque anche un'uscita dall'Unione europea senza un accordo, possibilità di cui si occuperà Michael Gove.

Ma, come Johnson ha dichiarato ai suoi ministri, quello della Brexit non sarà il tema esclusivo su cui intende lavorare.

È stato significativo il rimpasto degli incarichi nel nuovo Governo britannico - anche a causa delle numerose rinunce da parte dei precedenti ministri che avevano dichiarato che in nessun caso non avrebbero fatto parte di un governo Johnson - con i ruoli chiave assegnati a politici pro Brexit:

Stephen Barclay, segretario Brexit (mantiene l'incarico)
Michael Gove, cancelliere del Ducato di Lancaster e pianificazione Brexit senza accordi
Ben Wallace, segretario alla Difesa
Liz Truss, segretaria al Commercio estero
Matt Hancock: segretario alla Salute (mantiene l'incarico)
Gavin Williamson: segretario all'Istruzione
Nicky Morgan: segretario alla Cultura
Andrea Leadsom: segretario agli Affari economici
Amber Rudd: segretaria al Lavoro e alle Pensioni (mantiene la carica)
Jacob Rees-Mogg: Leader dei Comuni


Johnson ha affermato che l'accordo di uscita dall'Ue negoziato da Theresa May era "inaccettabile per il Parlamento e per il Paese", che lui è dell'opinione che per il Regno Unito sia più conveniente lasciare l'Europa con un "no deal", ma che si adopererà comunque per trovare un'intesa con Bruxelles.

Comunque vada, ha assicurato ai cittadini dell'Ue che attualmente vivono nel Regno Unito che avranno "assoluta certezza" di continuare a rimanervi, mentre per il futuro è da capire le sue intenzioni, visto che ha annunciato di voler rivedere le regole sull'immigrazione.

Jeremy Corbyn, partito laburista, ha espresso la preoccupazione che le scelte di Johnson, che vuole abbassare la pressione fiscale per favorire soprattutto il mondo produttivo, possano ricadere sul welfare costringendo i britannici a rivolgersi ai privati per avere gli stessi servizi che adesso vengono offerti gratuitamente dallo Stato... a partire dai servizi sanitari.

Possibilità quest'ultima che, comunque Johnson ha dichiarato di aver escluso a priori.

Al di là delle normali dichiarazioni roboanti di inizio legislatura e delle sue priorità di politica interna, il tema Brexit sarà comunque centrale per il nuovo esecutivo e Johnson dovrà tener conto di due fattori cruciali che non potrà controllare.

Il primo riguarda ciò che i negoziatori europei hanno già detto da tempo: il piano concordato con la May non si cambia.

Il secondo è relativo al fatto che il Partito Conservatore, sulla Brexit, è diviso a metà e non è illogico pensare che l'opposizione fatta alla May dai brexiteer tory non venga ripagata allo stesso modo dai no brexit presenti in quel partito.

Senza dimenticare che, anche questo Governo potrebbe essere impegnato da un voto che impedisca alla Gran Bretagna di uscire dall'Unione europea senza un no deal.