In Germania la campagna elettorale per il rinnovo dell’Europarlamento è caratterizzata dall’inquietudine dei cittadini verso determinati temi e dal pessimismo degli esperti. Berlino ha diritto al più alto numero di scranni a Strasburgo, 96 su 720, dunque gli umori i problemi degli elettori tedeschi hanno importanza anche per gli altri Stati membri della UE.
Marcel Fratzscher, presidente dell’Istituto tedesco di ricerca economica (DIW) e professore dell’Università Humboldt di Berlino ha fatto una dichiarazione pessimista sul prossimo futuro del suo Paese.
All’autorevole giornale Handelsblatt ha risposto infatti che la Germania sta perdendo “la sua reputazione di ancora della stabilità in Europa”, con la conseguenza che gli investimenti diretti dall’estero continuano a calare e le aziende straniere ad abbandonare il mercato tedesco.
Sono premesse devastanti per il prossimo quinquennio a Bruxelles, sul quale pesano anche i temi dell’immigrazione e del cambiamento climatico, molto sentiti dai cittadini tedeschi. Il primo è quello che maggiormente preoccupa, almeno a giudicare dai sondaggi. Certamente è quello sul quale il governo “semaforo” del cancelliere Scholz rischia di venir punito dal giudizio degli elettori, stanchi di soluzioni troppo deboli o di compromesso.
I tedeschi vogliono che la questione venga affrontata con maggior decisione sia dal Bundesregierung che dalla Commissione Europea. I partiti di opposizione naturalmente ne attingono consenso, grazie alle loro proposte più rigorose o radicali. Potrebbero beneficiarne alle elezioni europee di giugno sia l’Unione CDU/CSU, che punta al 30% dei voti, sia AfD, che potrebbe salire al 15%. Per questa formazione, bollata come di “estrema destra”, sarebbe tuttavia un risultato inferiore a quello che si potrebbe legittimamente aspettare.
La performance minore delle speranze è dovuta agli scandali, ai problemi e ai colpi - anche di tipo giudiziario - subiti negli ultimi tempi. Con una campagna mediatica contraria, scatenata dal mainstream, la fiducia di molti tedeschi inevitabilmente si intiepidisce o addirittura si trasforma in diffidenza.