La Repubblica dell'Artsakh è situata nel Caucaso meridionale, nella regione del Nagorno Karabakh, confina a ovest con l'Armenia, a sud con l'Iran, a nord e ad est con l'Azerbaigian ed è di fatto uno stato a riconoscimento limitato, autoproclamatosi indipendente dall'Azerbaigian e riconosciuto solo da tre stati non appartenenti all'ONU. 

Gli attuali confini sono stati disegnati a seguito di un conflitto scoppiato nel gennaio del 1992, dopo l'avvenuta proclamazione di indipendenza e corrispondono a quelli dell'antica regione armena di Artsakh.

Alcune porzioni del territorio (parte della regione di Shahoumyan e i bordi orientali delle regioni di Martouni e Martakert) sono sotto controllo azero pur essendo rivendicate dagli armeni come parte integrante del loro Stato.

Questo è il quadro della situazione che spiega, in parte, i pesanti combattimenti scoppiati in quell'area nelle ore scorse tra Armenia e Azerbaigian, che hanno causato la morte non solo di militari, ma anche di civili.

A chi attribuire la ripresa del conflitto non è chiaro. 

L'Armenia ha dato notizia dell'abbattimento di elicotteri e carri armati azeri e ha proclamato la legge marziale. L'Azerbaigian sostiene di aver avviato una controffensiva in risposta a bombardamenti da parte dell'Armenia.


Quello del Nagorno Karabakh è un conflitto rimasto irrisolto da più di tre decenni. Periodicamente si registrano scontri isolati, gli ultimi lo scorso luglio, ma nelle ultime 24 ore c'è stata una vera e propria escalation. 

Domenica, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il cui Stato confina con quello armeno, si è impegnato a sostenere l'Azerbaigian durante la nuova crisi, mentre la Russia, tradizionalmente vista come un alleato dell'Armenia, ha chiesto un cessate il fuoco immediato e colloqui per stabilizzare la situazione. Anche la Francia, che ha nel Paese una importante comunità armena, ha chiesto un immediato cessate il fuoco e l'avvio di negoziati, così come l'Iran, che confina sia con l'Azerbaigian che con l'Armenia si è anche offerto come mediatore. 

Anche il Papa, all'Angelus di questa domenica, ha parlato delle preoccupanti notizie di scontri nell’area del Caucaso: "Prego per la pace nel Caucaso - ha detto - e chiedo alle parti in conflitto di compiere gesti concreti di buona volontà e di fratellanza, che possano portare a risolvere i problemi non con l’uso della forza e delle armi, ma per mezzo del dialogo e del negoziato. Preghiamo insieme, in silenzio, per la pace nel Caucaso".


Secondo il ministero della Difesa dell'Armenia, domenica alle 8:10 ora locale, sarebbe stato sferrato un attacco agli insediamenti civili nel Nagorno-Karabakh, compresa la capitale regionale Stepanakert. Le autorità del Nagorno-Karabakh hanno riferito che 16 dei loro militari sono morti e 100 feriti, mentre il governo armeno ha annunciato di aver abbattuto due elicotteri e tre droni e distrutto tre carri armati.

Armenia e Nagorno-Karabakh hanno proclamato la legge marziale, assegnando ai militari le funzioni di governo, e la mobilitazione generale.

"Preparatevi a difendere la nostra sacra patria", ha detto il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, annunciando che la regione era sull'orlo di una "guerra su larga scala", accusando la Turchia di "comportamento aggressivo" ed esortando la comunità internazionale ad intervenire.


Il presidente azero, Ilham Aliyev, ha dato notizia di una controffensiva su larga scala in risposta agli attacchi dell'esercito armeno.

"Come risultato dell'operazione", ha detto in un discorso televisivo, "un certo numero di aree residenziali azerbaigiane che erano sotto occupazione sono state liberate. Sono fiducioso che la nostra operazione di controffensiva avrà successo e metterà fine ad un'occupazione che dura da 30 anni".