A metà di questa settimana, il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha tenuto una videoconferenza con il Presidente Biden, il Cancelliere Scholz, la Prima Ministra Truss, il Primo Ministro Trudeau, il Primo Ministro Kishida, il Presidente Iohannis, il Presidente Duda, il Segretario Generaledella Nato Stoltenberg e rappresentanti della Francia e dell'Unione europea.

"I leader - dichiara in una nota Palazzo Chigi - hanno confermato l'importanza di uno stretto coordinamento nell'assistenza all'Ucraina in tutte le sue dimensioni e hanno reiterato la necessità di mantenere forte pressione sulla Russia mediante un impianto sanzionatorio che si sta rivelando molto efficace.Si è inoltre convenuto di continuare a lavorare congiuntamente per contrastare la propaganda russa e per contenere l'impennata dei prezzi dell'energia garantendo forniture sostenibili e accessibili per l'Europa. I Leader hanno ribadito la centralità dell'accordo per lo sblocco dei porti ucraini per affrontare la crisi alimentare globale".

E della necessità di proseguire nell'assistenza all'Ucraina da parte dell'occidente ne ha parlato ieri lo stesso Zelensky durante lo Yalta European Strategy (YES), che dopo l'annessione della Crimea alla Russia si svolge a Kiev, dove ha dichiarato che

"il prossimo inverno può essere un punto di svolta nella liberazione dei territori ucraini occupati dalla Russia, ma per questo il nostro esercito ha bisogno di una fornitura sistematica di tutti i tipi di armi necessarie. ...Credo che questo inverno sia un punto di svolta e possa portare alla rapida liberazione dell'Ucraina. Vediamo come [gli occupanti] stiano fuggendo. Se avessimo più armi, la liberazione sarebbe più rapida".

Zelensky ha ricordato che la controffensiva ucraina è iniziata il 24 febbraio, quando la società ucraina si è unita nella lotta contro il nemico e ha riconsiderato il proprio atteggiamento nei confronti della patria, rimarcando che per l'Ucraina non c'è altra via d'uscita che sconfiggere l'aggressore.

"Tutti noi crediamo nella vittoria molto più dei russi, e questa è la cosa principale. La nostra arma principale è che crediamo, sappiamo, sentiamo la vittoria", ha detto il Capo dello Stato.

Il supporto all'Ucraina, sia con le armi che con le sanzioni, sta dando i suoi primi concreti risultati sul fronte militare a conferma di quanto i russi abbiano sottovalutato l'invasione. 

Nonostante il supporto militare a Kiev sia stato misurato con le esigenze del momento, gli ucraini hanno progressivamente messo in difficoltà i russi che adesso, subendo perdite significative nelle retrovie, non riescono a supportare le linee al fronte che sono costrette a ritirarsi. Quanto abbiamo visto nel Donbass, presto lo vedremo anche nell'oblast di Kherson dove le truppe di Mosca sono oramai intrappolate sulla sponda nord del Dnipro.

Putin ha ritenuto che fosse sufficiente abbaiare a Kiev perché gli ucraini gli spalancassero la strada per prendere il controllo dell'intera nazione. Così non è stato e ora si sta rendendo conto che sconfiggere e occupare una nazione di quelle dimensioni non è cosa che puoi fare con 200mila uomini e senza una strategia militare adeguata.

Inoltre le sanzioni occidentali, almeno dal punto di vista militare, stanno creando problemi alla Russia nel rifornire gli arsenali ormai vuoti con armi moderne, più precise ed efficaci.

I successi ottenuti dagli ucraini nelle ultime ore fanno ritenere ai più che la guerra sia indirizzata se non verso un'immediata conclusione, verso una sicura sconfitta di Mosca. 

Può darsi che sia così, ma  proprio adesso, le preoccupazioni sui suoi sviluppi dovrebbero preoccuparci, ancor più di prima. Qualcuno crede che Putin possa uscire sconfitto da quella che lui chiama "operazione speciale" senza tentare comunque il tutto per tutto, considerando che non solo sarebbe a rischio l'occupazione della Crimea e del Donbass, ma la stessa influenza della Russia sulle nazioni su cui direttamente e indirettamente Mosca esercita il proprio controllo?

Ed uno come Putin, che immagina una Russia che estenda il proprio controllo su mezza Europa come l'Urss di un tempo, si ritirerebbe dall'Ucraina senza tentare il tutto per tutto?

Quello di cui adesso le persone si dovrebbero preoccupare è della possibilità che il presidente russo decida di ricorrere all'utilizzo di armi non convenzionali che, non necessariamente, sarebbero fin da subito armi nucleari.  Perché questo, a meno di un improvviso ravvedimento di Putin o di una sua defenestrazione, è quello che prima o poi probabilmente accadrà. 

Inoltre, le sanzioni economiche, che all'interno della Russia non è ben chiaro quanto si facciano o si faranno sentire, continueranno a danneggiare le economie europee (non quella americana o canadese), minando la stabilità politica della quasi totalità delle nazioni del continente, oltre che del Regno Unito.

Chi festeggia degli attuali successi ucraini dovrebbe però anche iniziare a preoccuparsi, perché adesso sta per arrivare il bello, anzi... il brutto.