Israele deve porre fine alla sua presenza nei Territori Occupati palestinesi e riparare i danni causati dai suoi atti illeciti
La Corte internazionale di Giustizia dell'Aia, dopo aver ritenuto plausibile lo scorso 26 gennaio l'accusa di genocidio, ieri, per bocca del suo presidente Nawaf Salam, ha rilasciato un parere consultivo in cui si dichiara che l'occupazione militare israeliana di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est è illegittima, perché è un'annessione di fatto che ha generato un regime di apartheid e segregazione razziale a cui deve essere immediatamente posto fine:
«Israele ha l'obbligo di porre fine alla sua presenza nei Territori Occupati palestinesi il prima possibile».
La Corte dell'Aia ha condannato la costruzione ad libitum di colonie e il trasferimento degli israeliani nel territorio occupato, il riconoscimento degli insediamenti realizzati dai coloni, il doppio standard legislativo, la confisca di terre con le demolizioni di case palestinesi, il trasferimento forzato della popolazione occupata (con «uso della forza fisica ma anche non lasciando alle persone altra scelta che andarsene»), il furto di risorse naturali: tutte queste misure prese a esclusivo beneficio del paese occupante e a detrimento della popolazione palestinese devono cessare, «il prima possibile».
Non solo:
«Israele ha anche l'obbligo di fornire una piena riparazione per i danni causati dai suoi atti illeciti a livello internazionale a tutte le persone fisiche o giuridiche interessate. La riparazione comprende la restituzione, il risarcimento e/o la soddisfazione».
Ovvero la restituzione di proprietà (immobili e culturali, dunque terre e case ma anche libri e archivi), lo smantellamento del muro e delle colonie, la fine di tutte le politiche volte ad alterazioni demografiche, il ritorno dei palestinesi il cui diritto all'autodeterminazione non può essere soggetto ad alcuna condizione, perché «inalienabile». Dove la riparazione non fosse possibile, deve risarcire i danni.
Perché?
Perché l'occupazione militare dei Territori palestinesi «è illegale» e viola il diritto internazionale da 57 anni. Un'annessione di terre che non è un'annessione di cittadini e che ha tramutato l'occupazione in un regime di apartheid e segregazione razziale: la stessa autorità governa due popoli, ma solo uno ha pieni diritti di cittadinanza. L'altro di diritti non ne ha.
La CIG si è espressa su una richiesta pervenuta dall'Assemblea generale dell'ONU e il Segretario generale Guterres, dopo la sentenza, ha detto che trasmetterà tempestivamente il parere consultivo alla stessa Assemblea cui spetta adesso di decidere come procedere.
«Negli ultimi 57 anni, Israele ha dimostrato di non avere alcuna intenzione di porre fine all'occupazione della Cisgiordania e di Gerusalemme Est, ma al contrario, lavorando per consolidarla ulteriormente e annettere il territorio (sia formalmente che di fatto). L'occupazione militare è un elemento del regime di apartheid di Israele. La comunità internazionale ha eluso il suo dovere di proteggere i palestinesi usando varie scuse, tra cui la presunta natura temporanea dell'occupazione e l'affermazione che si sta negoziando una soluzione diplomatica progettata per risolvere il conflitto. La pubblicazione del parere consultivo della Corte internazionale di giustizia pone fine a queste giustificazioni e ora la comunità internazionale deve ricorrere a tutti gli strumenti (penali, diplomatici ed economici) per costringere i decisori israeliani a porre fine all'occupazione».
Questo è stato il commento di B'tselem, il centro di informazione israeliano per i diritti umani nei Territori Occupati, mentre Erika Guevara-Rosas, alta direttrice delle ricerche e delle campagne di Amnesty International, ha diffuso questa dichiarazione:
«La Corte internazionale di giustizia ha espresso la sua opinione e la sua conclusione è forte e chiara: l’occupazione e l’annessione da parte di Israele dei territori palestinesi sono illegali e le leggi e prassi discriminatorie israeliane contro i palestinesi violano il divieto di segregazione razziale e di apartheid».
Come conseguenza politica del parere espresso dalla CIG, da Rafah il portavoce ufficiale della presidenza, Nabil Abu Rudeineh, ha dichiarato oggi che il popolo palestinese e la sua leadership, rappresentata dall'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), unico legittimo rappresentante del popolo palestinese, sono gli unici ad essere legittimamente autorizzati a determinare il destino della loro nazione e della loro patria.
Abu Rudeineh ha detto:
«Non ci sarà alcuna legittimità per nessuno nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania o a Gerusalemme, né per l'occupazione né per nessun altro, né alcuna legittimità per qualsiasi passo sulla terra palestinese che non sia stato accettato dal nostro popolo e dalla sua leadership»,
commentando le notizie trapelate secondo cui Washington stava discutendo con altre parti i piani per il futuro della Striscia di Gaza, aggiungendo che la mossa non avrà alcuna legittimità e non sarà accettata dal popolo palestinese.
Inutile riportare le dichiarazioni dei fanatici rappresentanti dello Stato ebraico che, essendo penalmente responsabili dei reati di apartheid e genocidio, non possono che negare l'evidenza, riproponendo le assurde e strampalate tesi in base alle quali tutta la Palestina, dal fiume al mare, è terra di Israele... perché è scritto nella Bibbia!!!
L'importante è che quei criminali siano stati ufficialmente smascherati. I loro crimini, nel corso degli anni, sono stati giustificati da un sistema di lobby politico, mediatico e finanziario che ha permesso agli ipocriti Stati occidentali di chiudere gli occhi davanti alle macroscopiche violazioni del diritto internazionale. Adesso non sono più le ong e sparuti gruppi di cittadini in tutto il mondo a sostenere che Israele è uno Stato criminale... lo ha detto anche un Tribunale delle Nazioni Unite.
D'ora in poi sarà impossibile continuare a negare ciò che è stato stabilito ufficialmente. D'ora in poi sarà impossibile far finta di niente.
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