A pochi giorni dall'inizio dei Mondiali di calcio in Qatar, la trasmissione di Rai 3 Report ha ricordato i tanti punti oscuri che pesano sulla manifestazione, a partire dalle inchieste per corruzione relative alla sua assegnazione fino ai finanziamenti (non sempre trasparenti e dichiarati) relativi agli "ambasciatori" nel mondo dello sport e ai lobbisti nel mondo della politica che l'hanno promossa (Il miraggio dello sceicco).
Per il Qatar, 2,3 milioni di abitanti distribuiti su una penisola di 11.571 km² che si affaccia sul Golfo Persico, i soldi non sono certo un problema e con i soldi regalati a pioggia si può tutto, tanto da riuscire ad organizzarvi un mondiale a ridosso dell'inverno... in un Paese che il calcio, ben che vada, lo ha visto soprattutto in televisione.
E per far giocare il torneo sono stati costruiti stadi futuristici sfruttando il lavoro di migranti provenienti dal Nepal e dal Bangladesh, trattati come schiavi, mal pagati e anche non pagati. Le condizioni di lavoro avrebbero causato la morte di "migliaia" di quelle persone impiegate nella realizzazione delle opere dei mondiali.
I lavoratori migranti non possono formare sindacati né aderirvi. Possono far parte dei cosiddetti comitati congiunti, organismi diretti dai datori di lavoro nei quali è consentita una rappresentanza dei lavoratori. I comitati congiunti non sono imposti per legge e oggi ne fa parte solo il due per cento dei lavoratori. Cittadini locali e lavoratori migranti rischiano ripercussioni se vogliono esercitare il diritto alla libertà di manifestazione. Nell'agosto 2022 centinaia di lavoratori migranti sono stati arrestati ed espulsi per aver fatto un corteo nella capitale Doha contro l'azienda che non aveva versato loro i salari.
Ma non solo... come ricorda Amnesty, le autorità del Qatar utilizzano leggi repressive nei confronti di chi critica le istituzioni, tanto cittadini locali quanto lavoratori migranti. Cittadini del Qatar sono stati arrestati arbitrariamente per aver criticato il governo e poi condannati al termine di processi iniqui.
Malcolm Bidali, addetto alla sicurezza, attivista per i diritti dei lavoratori migranti e blogger originario del Kenya, è stato sottoposto a sparizione forzata e poi detenuto in isolamento per un mese solo per aver rivelato le sofferenze patite dai suoi colleghi.
In Qatar c'è poco spazio per l'informazione indipendente. La libertà di stampa è limitata da crescenti vincoli imposti agli organi d'informazione, come ad esempio il divieto di girare riprese in edifici governativi, ospedali, università, alloggi per lavoratori migranti e abitazioni private.
Nell'ultimo decennio vi sono stati processi iniqui nei quali gli imputati hanno denunciato di essere stati torturati e condannati sulla base di “confessioni” estorte. Spesso le persone arrestate vengono interrogate in assenza degli avvocati, isolate dal mondo esterno e senza neanche l'ausilio di un interprete.
Inutile, poi, parlare dei diritti delle donne e delle persone LGBTQ!
Nel maggio 2022 Amnesty International e una coalizione di organizzazioni hanno lanciato una campagna per chiedere al Qatar e alla Fifa di avviare un programma complessivo di rimedi per le centinaia di migliaia di lavoratori vittime di tasse di assunzione illegali, salari non pagati, ferimenti e decessi. Finora, Infantino non ha replicato in alcun modo alla lettera congiunta inviatagli all'inizio della campagna e ha sempre evitato di affrontare in pubblico il tema dei risarcimenti.
La proposta del programma di rimedi ha ottenuto ampio sostegno da parte di una decina di associazioni calcistiche (tra le quali Inghilterra, Germania, Francia, Paesi Bassi e Usa), degli sponsor dei Mondiali Coca Cola, Adidas, Budweiser e McDonalds e, con un video diventato virale il mese scorso, della nazionale di calcio dell'Australia.
Sebbene alti dirigenti della Fifa abbiano riconosciuto l'importanza dei risarcimenti, la governance del calcio e il suo presidente non hanno mai fatto alcuna dichiarazione pubblica. Un sondaggio globale commissionato da Amnesty International in 15 stati ha rivelato che l'84 per cento delle persone che probabilmente vedranno i Mondiali è a favore della proposta.
E adesso, buona visione!