In Iran, i moderati del presidente Hassan Rouhani avrebbero conquistato tutti i 30 seggi della capitale Teheran, nelle elezioni parlamentari tenutesi venerdì scorso. Si tratta ancora di risultati parziali, dopo che è stato scrutinato il 90% dei voti.

In totale devono essere eletti 290 parlamentari. Secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa Isna, i restanti 260 seggi sarebbero equamente distribuiti fra i sostenitori della linea dura con l'occidente, i moderati di Rouhani e i candidati indipendenti. In 14 circoscrizioni sarà necessario un secondo turno, che si terrà alla fine di Aprile, non avendo nessun candidato raggiunto il 25% dei voti.

Venerdì si è votato anche per l'elezione dell'Assemblea degli Esperti, il più importante organismo religioso, formato da 88 membri. Anche in questo caso, i moderati sarebbero in vantaggio rispetto ai falchi. L'assemblea dovrà eleggere, a sua volta, il leader supremo. Dal 1989 la carica, che ha una durata di otto anni, è stata occupata da Ali Khamenei, oggi settantaseienne e probabilmente destinato ad essere sostituito, considerata l'età.

Queste elezioni seguono l'accordo sul nucleare del luglio scorso, fortemente sostenuto da Rouhani, e la conseguente rimozione delle sanzioni, applicate dai paesi occidentali all'Iran.

Con questi risultati il presidente iraniano potrà contare su un forte sostegno alle sue politiche di apertura verso l'occidente. Negli anni passati, il parlamento, la cui maggioranza era costituita dai conservatori, aveva bloccato molte delle sue riforme o, comunque, aveva cercato sempre di ostacolarle, come nel caso dell'accordo sul nucleare.

L'affluenza degli elettori è stata molto alta e i seggi sono rimasti aperti ben sei ore in più rispetto all'orario di chiusura previsto. Probabilmente, queste elezioni sono state ritenute un possibile momento di svolta, soprattutto dai giovani, in un paese in cui le persone al di sotto dei 30 anni rappresentano il 60% della popolazione.