Nel question time che questo pomeriggio si è svolto alla Camera, il deputato di Forza Italia Roberto Rosso ha replicato così al ministro Di Maio chiamato a dare spiegazioni su quali iniziative verrebbero assunte dal Governo per contrastare le ricadute sul sistema produttivo derivanti da un eventuale blocco dei cantieri del Tav:

«Vede, nell'Ottocento, alcuni pensavano che scavando il traforo del Fréjus sarebbero usciti draghi e streghe. Allora al Governo c'era uno statista, Cavour, che disse: "Fare o non fare il Fréjus significa progredire o perire". Ora lei, certo, non è Cavour, ma cerchi di fare il bene del Paese.Quando le convinzioni e i dogmi non reggono alla prova della realtà si cambiano. Invece voi 5 Stelle, come i peggiori talebani, volete imperterriti distruggere quello che non capite.»

La questione Tav, come ormai tutti conoscono, dovrà essere risolta entro il prossimo venerdì e a partire da questa sera, tecnici e politici si riuniranno per decidere... una volta per tutte, con la mediazione del premier Conte.

Che cosa accadrà? Lo sappiamo fin d'ora. La tratta Tav Torino Lione si farà. In fondo le parole di Di Maio nel question time lo hanno confermato, visto che non ha assolutamente trattato nel merito l'argomento per cui era stato chiamato a dare spiegazioni al Parlamento, affermando però che il Governo «non sta aspettando una decisione sul TAV per fare gli investimenti, per far partire i cantieri, per creare lavoro», elencando quindi la lista del teorico fiume di denaro già destinato agli investimenti da qui al... 2034!


Ma perché il Tav andrà avanti? Perché a livello mediatico la Lega lo supporta e questo aiuta ad allargare il consenso della base dei Sì a favore dei No. Ma questo conterebbe poco dal punto di vista tecnico, in relazione all'analisi costi/benefici.

Quel documento, è diventato lo scudo dei 5 Stelle e, allo stesso tempo, anche lo strumento che consentirà all'opera di andare avanti. Infatti, in quell'analisi non sono contenute valutazioni di carattere tecnico-giuridico in relazione ai costi da sostenere nel caso in cui l'opera venisse definitivamente bloccata. Tale valutazione sarà fatta a partire da questa sera e tali costi andranno a spostare il peso dei No, contenuti nella relazione costi/benefici, facendo propendere l'ago della bilancia verso il Sì all'opera. A quel punto i 5 Stelle, come accaduto per il Tap in Puglia, diranno che loro non avevano più armi per combattere e che si sono arresi all'evidenza, addossando la colpa per la realizzazione dell'opera a chi è venuto prima di loro.

Oltre a questo, c'è da considerare anche la questione pratica relativa al trattato internazionale in base al quale il cantiere della Torino-Lione è stato avviato: il Parlamento dovrebbe votare nuovamente per annullare quanto era stato approvato in precedenza. Gli unici contrari all'opera, a parte alcuni parlamentari di sinistra, sono i 5 Stelle. Ma il gruppo dei 5 Stelle, sia alla Camera che al Senato, non ha da solo una maggioranza per approvare alcunché.


Quindi, la Tav si farà, nonostante le dichiarazioni dei grillini che perentoriamente hanno finora affermato il contrario.

Poi, gli stessi, subito dopo aver dato il via libera, diranno che è stata colpa del Pd, dimenticandosi che anche la Lega, sia ora che in passato, ha sempre appoggiato l'opera. Ma i 5 Stelle si dimenticheranno pure che in campagna elettorale il No al Tav non era una questione legata al rapporto costi/benefici come invece oggi si vuole far credere.

Il No al Tav era un no ideologico, contro le grandi opere, a favore dell'ambiente, a favore della salute (problema dispersione amianto legato agli scavi)... il rapporto costi/benefici era un qualcosa in più con cui si rafforzava il No all'opera. Ma questo i 5 Stelle cercano di farlo dimenticare, soprattutto, ai loro elettori.

Se avverrà quanto sopra descritto, come è probabile che sia, il Governo sicuramente non cadrà. Resta però da vedere l'impatto che tutto ciò potrà avere su chi ha votato Movimento 5 Stelle, soprattutto in Piemonte, e sul Comune di Torino, la cui Giunta è guidata dai grillini che provengono in gran parte, se non tutti, dal mondo dei No Tav.