Giovedì scorso Carlo Fidanza, esponente di spicco del primo partito italiano, è stato nuovamente raggiunto da un avviso di garanzia, dopo quello ricevuto per la inchiesta di Fanpage qualche mese fa. L'accusa sarebbe, a ben guardare, anche di quelle pesanti per un politico: corruzione. Titoloni in grande evidenza su tutti i giornali per una notizia che riguarda una indagine che mostra degli aspetti a tratti paradossali.

In breve, l'eurodeputato Carlo Fidanza, con alle spalle trent'anni di impegno in politica senza la minima ombra, d'improvviso qualche mese fa, casualmente proprio in concomitanza di importanti elezioni amministrative (ma sarà la solita coincidenza), viene coinvolto in un'inchiesta giornalistica di Fanpage, da cui traspare una sua vicinanza al fascismo.

Dopo giorni di accuse su tv e giornali, passate le elezioni, il caso è tornato nuovamente nell'ombra. Sarà la magistratura ora a dire la sua. Ma il fango caduto addosso all'esponente di Fdi è ricaduto immancabilmente sul risultato elettorale delle amministrative.

Ma qualche giorno fa, come detto, ecco un'altra indagine che per certi versi assume i contorni dell'assurdo. Secondo le accuse partite da un esposto presentato in Procura in forma anonima (e già questo dovrebbe suscitare qualche legittimo dubbio) Fidanza si sarebbe macchiato del reato di corruzione perché avrebbe "costretto" un consigliere comunale di Brescia, Giovanni Francesco Acri, alle missioni dal suo incarico, per liberare un posto ad un suo fedelissimo.

A prova di questo gli inquirenti porterebbero, udite udite, la contropartita dell'assunzione del figlio del consigliere (a pochi mesi dal compimento dei diciott'anni, causale usata evidentemente come aggravante, in un paese dominato da vecchi e in cui i giovani stentano a trovare un posto) come assistente dell'eurodeputato a Bruxelles a 600 euro al mese (diciamo non un grande guadagno per l'ex consigliere).

"Gli europarlamentari – ha spiegato Fidanza in una lunga intervista con Piero Senaldi di Libero – hanno a disposizione un fondo per i collaboratori sul territorio. Sono contratti fiduciari, possiamo scegliere chi vogliamo. Da tempo valutavo di avere un collaboratore su Brescia, un territorio importante dove ho sempre preso molte preferenze. Ho fatto un contratto part-time da circa 600 euro al mese a un giovane del nostro partito, che svolge regolarmente le sue mansioni. Al momento dell’assunzione gli mancava poco alla maggiore età, ma essere uno studente-lavoratore e interessarsi alla politica non è mica reato».

Ma la cosa surreale è che il consigliere dimesso aveva già espresso la volontà di abbandonare l'incarico per sopraggiunti motivi professionali (trattasi di uno stimato  medico). La vicenda ha quindi tratti surreali come ha sostenuto il vicepresidente del Senato Ignazio La Russa, che si chiede come possa essere considerato un reato l'assunzione di una persona Se questo fosse un reato – ha quindi avvertito il vicepresidente del Senato – dovrebbero stare molto in campana e attenti i dirigenti, per esempio, del Pd, che vincono spesso concorsi pubblici, penso meritatamente, anche se qualche anonimo interessato potrebbe sospettare che siano condizionati.

Se questo fosse reato bisognerebbe controllare in tutti i Comuni d’Italia le ragioni di ogni eventuale dimissione da consigliere comunale e le successive sorti dello stesso e dei suoi familiari. Si parla di un esposto anonimo, questo – ha quindi concluso La Russa – basterebbe a qualificare la vicenda. L'impressione che se ne ricava è che si è cominciato un tiro al piccione contro un partito come quello della Meloni il cui alto e crescente consenso dà fastidio a parecchi e quindi si cerca di destabilizzarlo anche con inchieste ed indagini della magistratura.

«Una certa stampa lo fa per colpire FdI - dice ancora Fidanza - per accreditare la tesi che dietro la Meloni ci sia solo gente scarsa o impresentabile. Siamo diventati grandi e siamo liberi, per questo siamo scomodi. Da qui a marzo 2023 dobbiamo aspettarci di tutto».