Starliner della Boeing e Dragon della SpaceX sono le due navette spaziali scelte dalla Nasa per portare i propri piloti nello spazio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.

Per limitare il budget e reindirizzarlo verso altri obiettivi, la Nasa ha chiuso le missioni Shuttle e, in una prima fase, ha utilizzato le navette Soyuz per mandare in orbita i propri astronauti.

Successivamente, gli americani hanno avuto un nuovo ripensamento, decidendo così di appaltare a privati il servizio. Ad aggiudicarsi la gara sono state, per l'appunto, Boeing e SpaceX. I primi voli con equipaggio a bordo, a dire la verità, avrebbero dovuto iniziare già dal 2017. Il ritardo è evidente perché la fase di test non è ancora conclusa. Tra le due aziende, Boeing sembra essere più indietro della concorrente.

Nell'ultimo volo di test (senza equipaggio a bordo) avvenuto questa settimana, infatti, lo Starliner ha fallito l'obiettivo principale: l'aggancio con la Stazione Spaziale Internazionale.

Un problema di temporizzazione nelle procedure successive al lancio ha influenzato il corretto utilizzo di propellente che è venuto a mancare per le procedure di avvicinamento alla SSI. Per l'astronauta della Nasa, Mike Fincke, selezionato per far parte del futuro equipaggio dello Starliner, se in questa missione vi fossero stati degli astronauti a bordo il problema sarebbe stato facilmente risolto.

In ogni caso, altri aspetti critici della missione, dal lancio, alla discesa, fino all'atterraggio sono stati brillantemente superati.

Lo Starliner è tornato a Terra questa domenica, atterrando nel campo di prova di White Sands, in New Mexico, utilizzando tre paracadute ed un "airbag" presente al di sotto della navetta, soluzione volta ad evitare gli ammaraggi a cui una volta eravamo abituati.

Adesso la Nasa dovrà decidere se l'inconveniente registrato sia tale da rendere necessaria la ripetizione del test o se comunque la Boeing potrà iniziare a mandare in orbita degli astronauti fin già dal prossimo anno.