Israele vieta le manifestazioni durante il nuovo lockdown, ma ha aperto le sinagoghe per lo Yom Kippur
Israele, in rapporto ai suoi 9 milioni di abitanti, è in questo momento il Paese con il più alto tasso di contagi al mondo. La scorsa settimana il numero giornaliero di nuovi casi ha persino superato quota 8mila. Dall'inizio della pandemia, nello Stato ebrafico sono stati rgistrati più di 237mila casi e 1.528 decessi.
Da qui il nuovo lockdown nazionale deciso dal governo Netanyahu che, martedì, ha dichiarato che è improbabile che si concluderà a metà ottobre, dopo la festa di Sukkot, indicandone la durata per un mese o forse molto più tempo, aggiungendo che la decisione di allentare le restrizioni si sarebbe basata sul numero di contagiati.
Nelle scorse settimane, si sono registrate numerose manifestazioni a Gerusalemme, nei pressi della residenza del premier israeliano, per protestare nei suoi confronti in relazione a come aveva gestito l'emergenza legata alla pandemia, alla crisi economica in atto e alle accuse di corruzione per le quali è in corso un processo che lo vede protagonista.
Proteste che adesso il Parlamento israeliano ha deciso di vietare votando una legge che non annulla il diritto di manifestare, ma consente di farlo solo a gruppi di non più di 20 persone che comunque non potranno allontanarsi di oltre 1 km dalle proprie abitazioni.
La legge, approvata dalla Knesset mercoledì, conferisce al Governo il potere di dichiarare uno "stato di emergenza speciale", relativo alla pandemia, per periodi di una settimana, comunque rinnovabile.
In questo modo, Netanyahu interrompe le proteste di cui era stato fatto oggetto e che aveva più volte descritto come "incubatrici di coronavirus", anche se non lo ha dimostrato. In compenso, però, lunedì scorso ha permesso che gli israeliani si recassero in massa nelle sinagoghe per celebrare lo Yom Kippur, mentre le norme del lockdown vengono diffusamente violate in alcune aree ultraortodosse di Gerusalemme... senza che nessuno intervenga.
Per il quotidiano Haaretz, questa decisione va interpretata in senso liberticida, perché Israele non ha limitato unicamente le manifestazioni, ma ha cancellato anche il diritto di protestare.