Ad essere generosi si può dire che l’Italia è il paese delle contraddizioni per eccellenza, arrivare a questa conclusione mi ha aiutato l’esperienza personale. Il 25 aprile abbiamo celebrato la “Festa della Liberazione” mi sono domandata da chi e da cosa.
Il primo maggio mi ha ricordato la strage di Portella della Ginestra avvenuta nel 1947, quello fu il segnale diretto alla Costituente e, soprattutto, alla povera gente che si aspettava un cambiamento che li liberasse dalla schiavitù centenaria che li relegava a “servi della gleba” dei nobili, dei latifondisti e del clero. Non fu un caso se, otto mesi prima che entrasse in vigore, coloro che l’avversavano usarono la violenza e lo sfregio nel giorno della “Festa dei Lavoratori”, incaricando dei delinquenti di sparare indiscriminatamente su adulti, bambini e animali: quel crimine mostrava il volto sfigurato dell’odio delle caste dominanti verso la giustizia sociale, la dignità e la libertà che spetta ad ogni individualità: di quell’atto ignobile e vile ancor oggi l’ipocrisia riesce a proteggere i mandanti.
Partiamo dalla istituzione della nostra Repubblica avvenuta nel 1948: per la prima volta si prendeva in considerazione l’essere umano nella sua singolarità e lo ha posto come elemento fondamentale della società; gli venivano riconosciuti diritti e doveri in particolare il diritto alla tutela della sua dignità, della sua integrità fisica e delle sue peculiarità come patrimonio personale e collettivo. Veniva emanato il principio di solidarietà e sancita la libertà di pensiero, di opinione, politica e religiosa. Diveniva cura dello Stato il progresso di tutti i cittadini e disporre aiuti per coloro che erano meritevoli ma disagiati.
Cosa ha portato sostanzialmente un tale gioiello di diritto e di civiltà ad un popolo seduto su di un cumulo di macerie, analfabeta, passivo ed arretrato? A riporlo in uno scrigno in attesa di tempi migliori. Purtroppo di tempi migliori ce ne sono stati pochi, brevi e immediatamente condizionati negativamente da interessi interni strettamente collegati a quelli internazionali che non hanno permesso ad una collettività di appropriarsi del proprio destino ed imprimere uno sviluppo economico, sociale e politico realmente democratico alla società. La classe dirigente del dopoguerra ha continuato a perseguire sostanzialmente gli stessi obiettivi del regime fascista, celandosi dietro alle sigle dei partiti: gli anni di piombo, la disintegrazione del patrimonio pubblico attraverso sprechi e corruzione, il clientelismo, l’arricchimento indebito dei politici e delle loro cricche, la svalutazione culturale del sistema scolastico, il mercato dei posti di lavoro, l’abusivismo edilizio e via dicendo, hanno portato ad un indebolimento progressivo della tenuta di tutte le istituzioni, che ha coinvolto anche la magistratura che fino all’apertura dell’inchiesta denominata “Mani pulite” poco aveva fatto sul piano della lotta contro tale grave deviazione. Comunque “Mani pulite” alla fine si è rivelata un’inchiesta-spettacolo che non ha rimosso le cause, né curato gli effetti devastanti di un malcostume ormai assurto a sistema. La cronaca di questi giorni ne è la prova.
Una Costituzione democratica è e rimarrà sempre la stella polare che guida un popolo nell’impervia via di una retta evoluzione civile, sociale, economica e politica e il rispetto sostanziale dei suoi articoli determina il livello qualitativo della democrazia, della libertà di autodeterminarsi e realizzare le giuste aspirazioni dei suoi cittadini. Solo i due governi Conte hanno tentato di realizzare concretamente alcuni principi costituzionali, per questo sono stati sabotati e fatti cadere. Draghi non era un salvatore ma un restauratore, un apripista per un governo che sta perseguendo modifiche strutturali alla Costituzione per deviarne il corso democratico.
Voglio partire proprio da uno dei diritti costituzionali fondamentali, la tutela della salute, per parlarvi di una delle mie esperienze di vita più importanti che mi hanno rivelato il volto che si cela dietro la patina della celebrazione formale dei diritti costituzionali nel nostro Paese.
L’art. 32 della Costituzione italiana sancisce che: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Nel corso dei decenni sono stati creati altri organismi non solo nazionali ma sovranazionali per ampliare la diffusione della tutela della salute personale e collettiva come ad esempio l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che ha come obiettivo principale: “(..) il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute” definendola come: “(…) uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente: “ (…) assenza di malattie o infermità”.
Fissa anche cosa rientra nel diritto alla salute. Principalmente indica come diritti fondamentali: la libertà di scelta del luogo di cura; il diritto di essere informato sulla sua malattia; il diritto di essere informato sulla terapia e opporsi o dare il consenso (il cosiddetto consenso informato).”
“L’articolo 32 è stato richiamato più volte dalla Corte costituzionale anche relativamente ad un altro aspetto, perché là dove abbiamo parlato di tutela della salute o diritto alla salute, l’articolo 32 è stato richiamato, per estensione, anche relativamente alla tutela dell’ambiente.
L’individuo ha il diritto alla tutela della salute, ma anche, dal punto di vista dell’ambiente, alla tutela dell’ambiente salubre dove vive, e lavora. Il termine salute viene associato all’ambiente perché al cittadino e alla società tutta deve essere garantito un ambiente salubre.”
Inoltre vi è l’art. 64 che sancisce: “Tutti hanno il diritto alla protezione della salute e il dovere di difenderla e di promuoverla.”
Questa premessa è necessaria per introdurre i fatti che mi sono accaduti e correlarli in particolare all’art. 64 della Costituzione e altri relativi alla libertà personale, il diritto naturale alla vita e alla tutela del proprio lavoro e della proprietà.
Il compito di intervenire per difendere il sacrosanto diritto costituzionale suddetto spetta alle “Forze dell’Ordine” e alla Magistratura, il cittadino non può e non dove surrogarsi alle istituzioni preposte a tale compito perché non ha né i poteri né gli strumenti per affrontare simili situazioni e risolverle. Di fatto chi esercita praticamente tale diritto incorre in seri pericoli personali perché va a collidere con interessi illegali dietro i quali si celano (si fa per dire) rispettabili criminali con cariche istituzionali che per amore dell’accumulo e/o del profitto sacrificano la vita dei malcapitati cittadini.
Nel 1995 curai la procedura per l’annullamento della delibera comunale approvata a sorpresa che autorizzava la costruzione di un inceneritore nella discarica di Cupinoro nel comune di Bracciano. La ragione addotta per far annullare tale atto dall’ormai "fu" Comitato Regionale di controllo sulla legittimità degli atti amministrativi risiedeva in una truffa di 50 miliardi di lire e un danno all’Erario di 20 miliardi, nella documentazione allegata vi era un organigramma piramidale di società finanziarie a capo del quale vi era un anziano di 87 anni che gestiva l’intera rete delle discariche dislocate su tutto il territorio nazionale, nella cordata appariva la finanziaria di Paolo Berlusconi. Si deduceva che la criminalità organizzata partecipava marginalmente al lucroso affare offrendo i siti dove interrare ogni tipo di rifiuti non solo organici ma contaminanti e nucleari. Chi teneva le redini dell’orrido affare erano e sono tutt’ora dei “rispettabili criminali” ben inseriti nella politica e nell’economia non solo nazionale e debitamente tutelati dalle “istituzioni”. Questi squallidi assassini hanno usato per decenni il proprio Paese come discarica dell’Europa e dell’industria del nord portando disgrazie e lutti in migliaia di famiglie.
Di sporchi affari come questi ce ne sono tutt’ora a migliaia, il cancro delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti tossici e nucleari non è mai cessato: vi siete chiesti perché continua indisturbatamente? Perché è una fonte continua di risorse che alimenta non solo i predatori ben inseriti nel sistema politico ed economico ma anche coloro che nelle istituzioni ne garantiscono l'impunità.
Torniamo al ’95, l’ordinanza di annullamento fu esposta nella piazza del Comune di Bracciano dalla consigliera di FI, Marcella Mariani (che mi informò dell’avvenuta deliberazione a sorpresa e mi chiese aiuto) ma non suscitò alcuna reazione nei cittadini, la stampa e le “Forze dell’Ordine” locali latitarono: allora non capii che non erano la truffa di 50 miliardi e relativo danno all’Erario a preoccupare le “istituzioni locali”(e non solo) ma che un cittadino “qualunque” osasse attaccare apertamente un atto pubblico così grave e lesivo per la collettività e farlo annullare. Onestamente non pensavo che il cancro della discarica locale fosse parte di un nefasto organismo così complesso e pericoloso. Questo perché a noi cittadini è preclusa la conoscenza della verità.
Passati otto anni dall’annullamento della delibera comunale il diritto di esigere il pagamento del danno all’erario (venti miliardi di lire) cadeva in prescrizione e dal lunedì 13 gennaio 2003 per me si sono aperte le porte dell’inferno.
(prima parte)