Il Senato ha approvato, con votazione a scrutinio segreto, la proposta di non passare all'esame dell'Aula gli articoli del ddl 2005 (il cosiddetto ddl Zan): misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità, già approvato dalla Camera dei deputati. 

La votazione ha visto 154 sì per bloccare definitivamente la legge, 131 no favorevoli a che venisse discussa in Aula e due astensioni.

Come riporta il resoconto sommario del comunicato di seduta del Senato relativo alle dichiarazioni di voto, la sen. Unterberger (Aut), pur annunciando contrarietà al non passaggio agli articoli, ha riconosciuto che il centrodestra ha fatto molti passi avanti verso un'intesa e che il concetto di identità di genere non dovrebbe entrare in una fattispecie penale.

Il sen. Malan (FdI) ha dichiarato voto favorevole alla proposta che respinge il tentativo di introdurre surrettiziamente questioni ideologiche, relative all'identità di genere, in un provvedimento contro le discriminazioni.

Le sen. Malpezzi (PD), De Petris (Misto-LeU) e Maiorino (M5S) annunciando voto contrario, hanno accusato il centrodestra di sottovalutare il problema delle discriminazioni sessuali, di aver fatto ricorso all'ostruzionismo e di aver tentato di vanificare il lavoro fatto alla Camera. Al Senato la situazione si è complicata per la diversa posizione assunta da Italia Viva, e la proposta di non passaggio agli articoli è una tagliola che impedisce di dialogare.

La sen. Bernini (FIBP), annunciando voto favorevole, ha ricordato che esistono opinioni diverse e che fin dall'inizio il Gruppo ha espresso contrarietà alla norma penale in bianco, ma il centrosinistra ha interrotto la mediazione in corso: il non passaggio agli articoli non equivale all'affossamento, se c'è la volontà di riprendere il dialogo in Commissione.

Il sen. Faraone (IV-PSI), dichiarando voto contrario alla proposta, ha rilevato un paradosso: se verrà approvato il non passaggio agli articoli, i senatori non potranno discutere gli emendamenti. Il PD ha dichiarato per mesi che il provvedimento era inemendabile, domenica scorsa il segretario del partito ha manifestato un'apertura, ma non c'è stato il modo di verificarla.

In dissenso dal Gruppo, il sen. Quagliarello (Misto) ha annunciato voto favorevole.

Prima dell'attuale governo, l'esecutivo giallorosso aveva comunque i numeri per far passare i provvedimenti al Senato. Il Governo Conte 2 si è dvuto dimettere perché Italia Viva di Matteo Renzi ha tolto il suo sostegno. Oggi, al 99,9%, nonostante le dichiarazioni di voto favorevoli al proseguimento della legge, i renziani di Italia Viva e quelli rimasti nel Pd per avvelenarne i pozzi hanno votato segretamente per affossare il ddl Zan per mettere in imbarazzo il Pd, per fare un dispetto ai 5 Stelle che lo appoggiavano e per poter dire che come avevano anticipato da mesi (nonostante lo avessero approvato alla Camera senza pronunciare parola) era necessaria una mediazione. In pratica, il boia vuol far credere di non esser stato lui a giustiziare il condannato.

Questa vicenda è comunque la naturale conclusione per aver creduto, da parte del Pd, che fosse possibile e necessario dialogare con i renziani, invece di lasciarli al loro destino.

Naturalmente Letta, artefice di tale linea, viene sbeffeggiato anche dai futuri alleati di Renzi:

"Punita l’arroganza di Letta. Ha rifiutato ogni dialogo e ogni proposta di cambiamento arrivate dalle famiglie, dalle associazioni, dal Papa e da esponenti del mondo LGBT e femminista. Risultato? DDL Zan bocciato, mesi e anni di discussioni inutili. Se si vuole ripartire da basi solide e condivise, togliendo dalla contesa i bambini, la libertà di educazione e la censura per chi ama e difende la famiglia, la Lega c’è". (Matteo Salvini)
 Questo, infine, il commento del promotore della legge, Alessandro Zan:

"Chi per mesi, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il ddl Zan è il responsabile del voto di oggi al Senato. È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare".

Ogni riferimento a Italia Viva (e a Matteo Renzi) è evidente.