Il viceministro all’Economia, Maurizio Leo (responsabile economico di Fratelli d'Italia), ha dettato l’agenda per metter mano alla delega: «Stiamo lavorando alacremente — ha detto al Forum nazionale dei Commercialisti — e conto di portare in Cdm il testo entro la fine di febbraio o la prima decade di marzo».

Finito su un binario morto il testo Draghi, di cui si salverà «qualcosa», saranno quattro i pilastri a reggere l’ambizione di attuare una «svolta» alla pari di quella degli anni Settanta. Il primo è la riscrittura dei princìpi in ottica interna e internazionale, intervenendo «sulle lacunosità dell’ordinamento».

D’altra parte il viceministro dell’Economia, uno dei massimi esperti nella politica fiscale in Italia, docente presso la Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza e presso la Scuola Superiore dell'Economia e delle Finanze, la riforma del fisco è una delle priorità del governo. E non potrebbe essere altrimenti dal momento che la riforma per un fisco più giusto, più equilibrato e più trasparente è una battaglia storica di Fratelli d’Italia.

Per il viceministro, che avrebbe carta bianca su questo punto dal ministro Giorgetti, l’obiettivo è di portare già a marzo un testo condiviso da sottoporre all'analisi del Consiglio dei ministri. Leo sembra non voler eccessivamente allungare i tempi su questo tema, sul quale tutti gli ultimi governi si sono miseramente arenati per i veti incrociati dei vari partiti ( l'ultimo caso, in ordine di tempo, quella approvata dal governo Draghi, affossata al Senato, a settembre dello scorso anno).

«Un testo sul quale ci confronteremo preventivamente con l’amministrazione finanziaria, l’Agenzia delle Entrate, i professionisti e le forze politiche in modo da poter recepire i suggerimenti necessari a una riforma complessiva ed efficace – ha spiegato il viceministro –. Sarà una legge delega che terrà ovviamente conto delle regole UE e di quelle generali e tra i punti fondamentali inseriremo una semplificazione del calendario degli adempimenti e del meccanismo dei versamenti oltre a una revisione del sistema sanzionatorio».

La legge secondo quella che ha spiegato il viceministro, molto ascoltato dalla premier, si articolerà in quattro cardini principali. Una prima parte riguarderà i principi fondamentali, poi i tributi, i procedimenti, il codice tributario. Una vera e propria rimodulazione per un fisco che possa essere più comprensibile, semplice e per creare un rapporto di fattiva collaborazione tra l’amministrazione e il contribuente.

Tema molto caldo quello delle aliquote, con il chiaro intento di ridurle a tre, con una ulteriore riduzione dopo quella apportate da Draghi che le aveva portate da 5 a 4 “ferma restando la necessità di individuare le dovute coperture, senza scostamenti di bilancio”. Un altro caposaldo sarà l’introduzione del quoziente familiare, richiamato dalla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni a fine anno.

«L’ultima vera riforma in questo settore risale agli anni ’70 dopo di che abbiamo subito un diluvio di norme e provvedimenti tampone. Ciò ha fatto del nostro sistema fiscale – ha spiegato Leo – uno dei più complessi e insostenibili al mondo. Dobbiamo dunque procedere a una riforma che riequilibri il rapporto tra fisco e contribuente».

A proposito di rapporti tra fisco e contribuente, Leo ha anche sottolineato come lo sforzo del governo è proprio quello di dare una svolta.

«In quest’ottica – ha aggiunto infatti il viceministro – ci siamo già mossi approvando una tregua fiscale, che sfido chiunque a chiamare condono, per venire in soccorso a cittadini e imprese che non erano in grado di pagare in unica soluzione la massa di cartelle ricevute. Partendo dagli omessi versamenti abbiamo scelto di applicare la sanzione più bassa e concedere 5 anni di dilazione. Abbiamo favorito i ravvedimenti operosi con un lasso temporale biennale così come per gli avvisi di accertamento e altre misure. L’obiettivo è rendere sostenibile il pagamento, risalendo tutta la filiera del rapporto fisco – contribuente».

Infine il viceministro ha voluto anche tornare su l'annosa questione dei valori catastali, suggerendo, come già in tema di sanzioni, un raffronto con altri stati europei:

«In quasi nessuno Stato c’è stato un aggiornamento dei valori immobiliari. In Austria non vengono fatti gli aggiornamenti dal 1973, in Belgio dal 1975, in Francia dal 1970, gli aggiornamenti nella Germania Ovest sono del 1964. non possiamo dire che siamo la Cenerentola del sistema, i nostri valori non meritano un’accelerazione», ha concluso Leo.