È ormai trascorso un anno dal 6 settembre del 2015, giorno in cui, durante l'Angelus, Papa Francesco chiese alle parrocchie di ospitare almeno una famiglia di profughi.

Vediamo qual è stato il risultato sulla base dei dati forniti dalla fondazione Migrantes: «Da allora  - spiega Mons. Perego, direttore generale della fondazione - l’impegno delle Chiese in Italia, già significativo per le oltre 22.000 persone accolte, grazie anche al Vademecum redatto dal Consiglio permanente della CEI, ma anche a un magistero ricco e puntuale di numerosi Vescovi italiani, si è allargato ad almeno 30.000 richiedenti asilo e rifugiati, con un impegno che è andato oltre la collaborazione istituzionale con le Prefetture (i CAS) e i Comuni (gli SPRAR), per trovare forme nuove e familiari di accoglienza in parrocchia, per oltre 5.000 richiedenti asilo e rifugiati, e in famiglia per almeno 500 adulti, grazie anche al progetto di Caritas Italiana (Rifugiato a casa mia)».


Per favorire l'iniziativa si sono adoperati anche oltre 60 istituti religiosi che «hanno ripensato - sempre secondo quanto riporta Mons. Perego - gli spazi delle loro case o hanno destinato strutture all'accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, con una particolare attenzione ai minori, alle donne sole con bambini, alle persone più fragili».

In risposta all'appello del Papa non bisogna dimenticare anche l'impegno di Caritas italiana che ha proposto quest’anno e per tutto il 2017 una nuova edizione del progetto "Rifugiato a casa mia", in collaborazione con le Acli.

Con tale iniziativa, viene garantita un'ospitalità, in media di sei mesi, mirata all'integrazione di persone con permesso di soggiorno, cui viene dato un contributo mensile, finanziato con l’8 per mille Cei ed il 5 per mille Acli.

Nel dossier "La primavera dei profughi e il ruolo della rete ecclesiale in Italia" viene fornito un quadro dettagliato dell'attività di accoglienza svolta dalle strutture ecclesiastiche alla data del 15 aprile 2016.