di Lucia De Sanctis
L’intervista prende lo spunto dall'intervento del prof. Vincenzo Musacchio al Seminario “Legalità e nuove tecnologie digitali” presso il Dipartimento di Economia dell’Università degli studi di ROMA TRE l’11 maggio 2023.
Professore, è vero che le nuove mafie assomigliano sempre ad una multinazionale?
Non assomigliano, ma sono multinazionali che operano nei mercati globali ricercando quelli più redditizi. In questo la mafia è cambiata non tanto come essenza quanto come pervasività. In passato ricercava a livello localistico mercati che poteva controllare, oggi lo fa al livello transnazionale e servendosi anche di menti sopraffini. Le nuove mafie sono camaleontiche si adattano all'istante alle nuove circostanze che le si presentano. La tecnologia ha ampliato la capacità dei mafiosi di operare in veri settori dell’economia e della finanza. Le mafie moderne utilizzano tecnologie di comunicazione sempre più evolute per sfruttare al massimo le loro opportunità di profitto. I vantaggi della tecnologia digitale per i mafiosi includono l’anonimato, la possibilità di prendere parte a comunicazioni in tempo reale ma crittografate, la possibilità di raggiungere un pubblico più ampio (in termini di vittime e clienti), la mobilità geografica e la capacità di controllare ed operare nei mercati da un dispositivo mobile.
Lei lo ha ribadito spesso, pensa che queste mafie siano invincibili?
Si. Credo siano invincibili. Questo, tuttavia, non significa che non possano essere ridimensionate. L’essere umano è vocato al male e lo sarà sempre. Il male però può essere contenuto per impedire che prevalga sul bene. Le nuove mafie sono fluide, invisibili, mercatistiche e transnazionali. Tutte caratteristiche che sono difficili da combattere con gli strumenti a disposizione oggi da parte delle forze dell’ordine e della magistratura.
Più difficile da contrastare però dobbiamo ammettere che oggi si può contare su tecnologie che solo fino a pochi anni fa non c'erano, non pensa?
Questo è soltanto in parte vero. Molte tecnologie che sarebbero efficaci vengono utilizzate al minimo del loro potenziale. Penso in primis ai trojan e alle intercettazioni.
Professore, come la pensa sul “fine pena mai” ai mafiosi non collaboranti?
La collaborazione è fondamentale, è lo strumento più temuto dalle mafie poiché è l’unico in grado di scardinare la parte pulsante delle organizzazioni mafiose. Ad oggi è ancora lo strumento più efficace nella lotta alle mafie. Chi non collabora potendolo fare credo non possa avere gli stessi benefici di chi invece collabora con lo Stato.
Sul 41 bis, qual è la sua posizione?
È ancora uno strumento necessario anche se devo dire che ha funzionato fino a un certo punto. A mio parere - so di dire una cosa nettamente controcorrente - andrebbe rafforzato poiché allo stato dei fatti non ha garantito pienamente quel distacco dalle organizzazioni che ci si auspicava.
Le nuove mafie non si vedono e quando si vedono sono spesso tollerate, le risulta?
Non sono tollerate. Sempre con maggiore frequenza convengono a tanti. Hanno un grande consenso sociale. Come dico sempre, non si infiltrano più nell'economia e nella finanza ma in esse si integrano essendone parte attiva. Oggi, è sempre più difficile per il cittadino riconoscere il mafioso e individuare le sue condotte criminali.
Una mafia che dunque si evolve di continuo?
Sì. Una mafia che tra il piombo e il denaro oggi sceglie il secondo. Usa la violenza solo come extrema ratio. È sempre presente nei mercati economici e finanziari. Senza la consapevolezza di queste trasformazioni e senza l’adeguamento legislativo alle stesse, la lotta alle mafie sarà combattuta con armi spuntate e nessun Paese, Italia compresa, potrà scalfire l’immenso potere di queste mafie contemporanee.
Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista, docente di strategie di lotta alla criminalità organizzata transnazionale e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra.