Evviva lo sciopero politico, anche quello del 16 dicembre
L'apologo di Menenio Agrippa su membra e stomaco non l'ho mai trovato per nulla convincente. Comunque, successivamente, la plebe ottenne l'istituzione di propri tribuni, degli edili e di una propria assemblea, il concilium plebis. Quindi, nonostante duemila anni dopo cerchino di dimostrarci il contrario, gli scioperi servono.
Nell'opera di convincimento, ovviamente, i presunti media di riferimento, quelli che dovrebbero fare informazione, ma che invece si sono ridotti a fogliacci di propaganda ad uso e consumo di ciò che la convenienza del momento ha indicato come la narrazione più conveniente "ad usum populi" da spacciare come verità.
Ecco così come Dario Di Vico, sul Corriere, ci descrive lo sciopero generale del 16 dicembre:
"Da vecchi cronisti eravamo abituati al fatto che uno sciopero generale fermasse il Paese anzi lo paralizzasse, come da lessico dei tg della sera. Da ieri sappiamo che non è più necessario che sia così: è nato, infatti, lo sciopero generale di minoranza. Un ossimoro. La Confindustria sostiene addirittura che l'astensione dal lavoro ha riguardato meno del 5% degli addetti delle aziende iscritte, Cgil e Uil hanno fornito invece numero roboanti. Ma la sostanza è quella di cui sopra: dal momento che Maurizio Landini e Pier Paolo Bombardieri hanno indetto l'agitazione, il rilievo sindacale della protesta è andato sempre più affievolendosi a favore di un'evidente politicizzazione. È diventato importante per gli organizzatori riaccendere la fiammella del Conflitto piuttosto che presentare una piattaforma sindacale o una rivendicazione specifica. ..."
Questo pseudo giornalista, in pieno marasma fantozziano, oltre a confutare i numeri dello sciopero del 16 dicembre, ritiene che uno sciopero non debba avere un significato politico. E perché non dovrebbe averlo? Perché la tutela degli interessi dei lavoratori non dovrebbe avere una valenza politica? E questi pseudo-giornalisti si rendono anche ulteriormente ridicoli impersonandosi come improbabili neocomunisti nel vagheggiare la difesa degli interessi degli italiani perché - secondo loro - sarebbe minacciata da una più equa ripartizione delle risorse, mentre trovano legittimo che chi guadagna molto non debba contribuire in proporzione a supportare il benessere di tutto il Paese... nonostante le sue risorse siano già più che sufficienti.
Come è andato lo sciopero del 16 dicembre?
"Alte le percentuali di adesione allo sciopero generale proclamato per oggi da Cgil e Uil secondo i primi dati raccolti dalle Confederazioni, con una media dell'85% in molte realtà e in alcuni settori interessati dallo stop. Da Nord a Sud tanti i lavoratori e le lavoratrici che hanno incrociato le braccia, tanti quelli che hanno riempito le cinque piazze in cui si sono tenute le manifestazioni, a Roma, Milano, Bari, Cagliari e Palermo.
Mediamente alte le adesioni su tutto il territorio nazionale nei trasporti, con una percentuale superiore al 60%. Molti i voli cancellati nel settore aereo, sui bus nelle principali città un’adesione media oltre il 70% e nella logistica e nel trasporto merci oltre il 60. Per quanto riguarda il trasporto ferroviario, buona adesione in RFI, nelle officine di manutenzione, in Italo e negli appalti ferroviari. Lo sciopero si sta svolgendo nel rispetto della legge sui servizi pubblici e sono garantiti i servizi minimi essenziali previsti.
Forte la risposta dei metalmeccanici: il primo dato aggregato registra un'adesione dell'80% tra le tute blu. Per citare solo qualche fabbrica, si è toccato il 70% alle Acciaierie Italia di Genova; alla Electrolux di Pordenone il 70%; il 90% tra gli operai e il 60% tra gli impiegati alla Lamborghini di Bologna. 90% anche alla Ast di Terni e all'Almaviva di Roma, alla Marelli di Napoli adesione al 95%.
Nel settore dell'agroindustria adesioni dell'85% alla Parmareggio di Modena e alla Levoni di Mantova, del 100% a La Doria di Salerno e nello stabilimento Conserve Italia di Ravenna. E ancora, 91% alla Pastificio Granoro di Bari, 87% alla Sammontana di Firenze e 85% alla Heinz di Latina.
Nella gomma plastica si va dall'85% della Michelin Italia all'oltre 90% della Pirelli di Settimo Torinese; nel tessile dal 80% della Fila di Firenze al 70% de La Perla Manifacturing.
Alla centrale Enel di Civitavecchia adesione al 60%, come all'Acea di Roma.
Numeri significativi anche nel settore edile, con punte del 100% in molte realtà, tra cui la IBL di Alessandria (settore legno), l'Edilcoop di Bologna, la Baraclit di Arezzo e la Ferretto di Rimini.
Nei settori del commercio e dei servizi adesione tra il 60 e l'80%, con punte del 90. Alla Coop adesione media del 60%, con punte dell'80; dal 50 al 70 % alla Carrefour; del 40% Zara e del 45% nei fast food Mc Donald.
Sono state registrate adesioni alte anche tra i lavoratori somministrati: ha incrociato le braccia il 75% di quelli della Fincantieri di Marghera, il 90% di quelli della Effer di Taranto e il 100% di quelli del Porto di Genova. Per i somministrati delle Prefetture, delle Questure e dell'EASO partecipazione media al 60%, con punte al 90% e chiusura degli sportelli. In piazza anche i navigator.
Grande partecipazione anche da parte dei giovani e degli studenti, delle pensionate e dei pensionati". (fonte Uil)
Chi ha scioperato ha espresso una valutazione politica negativa alle proposte avanzate dal governo Draghi in relazione ai temi della precarietà, dell'età pensionabile, della tassazione sul lavoro dipendete, del contrasto all'evasione fiscale e contributiva che mina alla radice lo stato sociale a partire dalla sanità e dall'istruzione pubblica, per una nuova politica industriale, per introdurre vincoli sociali nell'utilizzo delle risorse del PNRR, per rivendicare una legge contro le delocalizzazioni a salvaguardia dell'occupazione e della continuità produttiva degli stabilimenti...
Quale sarebbe il problema nel non voler accettare ciò che si ritiene palesemente ingiusto?
"Oggi è solo l'inizio - ha detto il segretario generale della Cgil concludendo il suo intervento dal palco di Piazza del popolo. - Non abbiamo alcuna intenzione di rinunciare a un'idea di politica industriale e di riforma seria delle pensioni e del superamento della precarietà perché è il mondo del lavoro che tiene in piedi questo Paese e oggi è il momento di cambiare".