"L’aborto farmacologico, sicuro e meno invasivo di quello chirurgico, nel nostro Paese è praticato solo nel 20% delle interruzioni di gravidanza. Con le nuove linee guida potrà essere possibile anche in regime ambulatoriale e tramite i consultori. Il modo con cui il ministro ha affrontato questa vicenda ci dice che è possibile aprire una fase nuova nell’applicazione della legge, senza preclusioni ideologiche, nel pieno rispetto delle scelte procreative delle donne".

Con la precedente dichiarazione, il ministro Speranza aveva anticipato le nuove linee guida, pubblicate quest'oggi,  sull'aborto farmacologico che mettono nero su bianco che la pillola abortiva RU486 può essere usata in day hospital fino alla nona settimana di gravidanza, mettendo fine, si spera, alle decisioni politiche e non certo scientifiche con cui alcune regioni avevano cercato di ostacolarne l'utilizzo, non ultima l'Umbria, costringendo le donne che volevano farne uso ad un ricovero di almeno tre giorni.

I dati attuali dimostrano che, se usata correttamente, la RU486 funziona nel 95.5% dei casi. Si tratta dunque di un trattamento sicuro che però va effettuato rispettando scrupolosamente sotto stretto controllo medico, poiché, comunque, esistono sia controindicazioni che effetti collaterali.

Questi ultimi sono simili a quelli che si hanno di solito in presenza di un aborto spontaneo. I più frequenti sono dolori addominali di varia intensità e durata, dovuti alle contrazioni dell’utero e, ovviamente, perdita di sangue. Sono possibili anche nausea o diarrea.

La RU486  non può essere somministrata in caso di gravidanza extrauterina, coagulopatie o  terapia anticoagulante in corso, insufficienza surrenalica,  anemia grave, diabete, utilizzo di spirale (IUD).

Oltre all'obbligo di ricovero, le nuove direttive sulla RU486 allungano fino alla nona settimana di gravidanza il periodo in cui si può ricorrere all'utilizzo del farmaco.

Le nuove linee guida accolgono il parere del Consiglio Superiore di Sanità pubblicato lo scorso 4 agosto.