Esiste un modo di dire per riassumere l'audizione del ministro dell'economia, Daniele Franco, tenuta ieri sera alle Commissioni Finanze di Camera e Senato sul destino di MPS: indorare la pillola.
Per Franco, infatti il dialogo tra Mef e Unicredit è solo avviato e non è detto che comunque debba concludersi con un accordo... bisogna prima vedere le condizioni... non sarà una svendita... non ci saranno smembramenti... vi è l'impegno a compensare Siena e la Toscana per la perdita di un punto di riferimento della loro economia...
Poi, dopo gli altolà, arrivano i però, rappresentati dal fatto che il recente stress test ha confermato l'esigenza di "un rafforzamento strutturale di grande portata" per MPS che necessita di un aumento di capitale "ben superiore a quello previsto dal piano 2020-2025", che era indicato in 2,5 miliardi di euro.
Inoltre, secondo il ministro dell'Economia Daniele non si può escludere che la Commissione possa richiedere di fissare un obiettivo costi-ricavi più ambizioso, per cui i 2.500 esuberi su base volontaria, potrebbero diventare il doppio, se non addirittura di più... praticamente un terzo o quasi dei 21mila dipendenti attualmente occupati dalla banca senese. In quel caso, però, è difficile poter credere che si possa pensare ad un loro licenziamento su base volontaria.
Il rebus MPS va quindi avanti, ma i contorni della trattativa, se non addirittura della sceneggiata, sembrano ormai ampiamente delineati. Rimane solo capire quando arriverà il momento giusto per poter rendere noti i contenuti che sembrano già ampiamente scritti.