Conoscere l'esistenza e l'opera di Giorgio Agamben per anni è stato appannaggio quasi esclusivamente dei cosiddetti "addetti ai lavori" non certo della casalinga di Voghera, ma questo solo fino a "ieri", quando con l'inizio e le diffusione del Covid, il nostro si è manifestato nei modi e nei toni che sappiamo e qualcuno scrisse che "definirsi filosofi non mette al riparo dal dire corbellerie" e le corbellerie o si dicono in buona fede o non solo tali.
Ma di riflettere, per fortuna, non si finisce mai e di riflessione in riflessione si finisce per realizzare che - sorpresa - Agamben scrive anche libri, fatto che inevitabilmente, anzi fatalmente (non occorre nemmeno sottolinearlo) porta poi e verificare che la loro vendita risente con decisione della notorietà dell'autore.
Ora Moretti diceva: "Mi si nota di più se ci vado o se non ci vado?" e Andreotti lapidario ci consegnava il famoso: "A pensar male si fa peccato ma...!"
Ora qualcuno comincia ad avvertire la fastidiosa sensazione di essere preso per scemo? Ebbene sì... ha ragione.