Israele da decenni, con il supporto delle fantomatiche democrazie occidentali, viola il diritto internazionale impedendo ad un intero popolo, quello palestinese, di vivere autonomamente e liberamente... in nome della propria sicurezza. 

Per farlo, Israele ha investito in tecnologie militari sempre più sofisticate che ha poi rivenduto e sta rivendendo anche ad altri Paesi. Quindi, tenere sotto scacco i palestinesi, per gli ebrei israeliani, con il passare del tempo è diventato anche un business, che permette loro di migliorare e sviluppare allo scopo tecnologie sempre più aggiornate e sofisticate da rivendere a chiunque... in qualsiasi settore.

Per questo, non dobbiamo meravigliarci se Israele la troviamo anche ai primi posti tra i Paesi in grado di fornire soluzioni per controllare (spiare) anche le comunicazioni dei propri "nemici".

Quindi,  quando l'israeliana NSO Group Technologies, produttrice dello spyware denominato Pegasus che consente la sorveglianza remota degli smartphone, dichiara di non essere coinvolta ad alcun titolo nell'utilizzo del suo software per monitorare e controllare in tutto il modo le attività di persone che svolgono attività per supportare diritti civili in Paesi dove tali diritti vengono in parte o del tutto negati è paragonabile al classico bambino goloso che con la bocca sporca di crema e cioccolato giura, contrito, di non aver mai mangiato paste in vita sua!

NSO Group afferma che il suo spyware Pegasus viene utilizzato solo per "indagare su terrorismo e criminalità"  e "non lascia tracce di sorta" . Un rapporto di Amnesty International a supporto del Progetto Pegasus, un'inchiesta di giornalismo investigativo che ha coinvolto più di 80 giornalisti di numerose testate internazionali, dimostra che ciò non è vero.

Come riporta Amnesty, il lavoro del suo Security Lab che ha eseguito analisi forensi approfondite su numerosi dispositivi mobili di persone che operano a supporto dei diritti umani, oltre che di giornalisti, in tutto il mondo ha rivelato e dimostrato una sorveglianza illegale diffusa, persistente e in corso perpetrata utilizzando lo spyware Pegasus di NSO Group.

Le accuse contro l'utilizzo di Pegasus sono state riportate domenica dal Washington Post, dal Guardian, da Le Monde e da altre 14 testate internazionali che hanno dimostrato l'uso distorto dello spyware che, infettando iPhone e dispositivi Android da cui cattura messaggi, foto, e-mail, chiamate..., ha permesso ad alcune nazioni di controllare le attività di attivisti e giornalisti che operano (o operavano, alcuni sono morti) a supporto dei diritti civili

Quali sono i Paesi che, più di altri utilizzano Pegasus a tale scopo? Azerbaigian, Bahrain, Ungheria, India, Kazakistan, Messico, Marocco, Ruanda, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, secondo i rapporti quanto pubblicato nell'inchiesta.

Tra le persone prese di mira anche alcune vicine al giornalista saudita Jamal Khashoggi, assassinato mentre era in visita al consolato saudita a Istanbul, in Turchia, nell'ottobre 2018, il cui corpo non è mai stato ritrovato. L'indagine ha scoperto che lo spyware è stato installato sul telefono della fidanzata di Khashoggi pochi giorni dopo il suo omicidio e che il telefono della ex moglie è stato preso di mira dallo spyware tra settembre 2017 e aprile 2018.

Sono 21 i Paesi che hanno e stanno tenendo sotto controllo attivisti e giornalisti e tra questi vi è l'Ungheria, nazione che appartiene all'Unione europea  e che, come tale, non dovrebbe violare principi che, come dimostra l'inchiesta, sta invece violando... oltre a quelli relativi al rispetto dei diritti civili per determinate categorie di persone, come ad esempio gli omosessuali.

Per chi lo avesse dimenticato, l'Ungheria di Orban è il modello di Paese a cui l'Italia dovrebbe ispirarsi, secondo i simpatici e sorridenti sovranisti, non fascisti per carità, Salvini e Meloni.