Il Nagorno-Karabakh è una regione montuosa nel Caucaso meridionale, che fa parte dell'Azerbaigian, ma da trent'anni era controllato da un'enclave di etnia armena, sostenuta dall'Armenia, e dalla Russia, dove da anni tiene di stanza centinaia di soldati.

Il collegamento della regione con lo Stato armeno è garantito dal cosiddetto corridoio di Lachin, un'esigua striscia di terra in territorio azero su cui è presente una strada per il trasporto di persone e merci, del cui transito si sono fatti garanti i militari della forza di pace russa.

La scorsa settimana, cinque caschi blu russi, 200 militari armeni e decine di soldati azeri sono morti durante l'invasione dell'esercito dell'Azerbaigian, che si è ripreso il possesso dell'intero Nagorno-Karabakh.

Nonostante le rassicurazioni dell'Azerbaigian, i 120mila armeni del Nagorno-Karabakh non si fidano, temono una pulizia etnica da parte di Baku e hanno intenzione di abbandonare la regione. Più di 6.500 persone, già ad oggi, sono entrate in Armenia.

L'Azerbaigian ha dichiarato di voler integrare come cittadini azeri con pari diritti gli armeni presenti nella regione, che però non credono alla promessa e pensano così di fuggire.

Il governo armeno, domenica, ha dichiarato che a centinaia di rifugiati sono già stati forniti alloggi finanziati dal governo, che però non sarebbe in grado di prendersi cura che solo di un terzo dei rifugiati di etnia armena del Nagorno-Karabakh, secondo quanto dichiarato dal primo ministro Nikol Pashinyan.

Per questi motivi, sembra affacciarsi una nuova crisi umanitaria alle porte dell'Europa.