Ieri mattina tutti i media, con più o minore enfasi, davano notizia della proposta di Italia Viva, al Presidente Conte, di incontrarsi per tentare di ricomporre le difformità che sono all’origine di questa crisi.

In effetti, nel pomeriggio di venerdì il capogruppo al Senato di IV, Davide Faraone, aveva dichiarato:

Abbiamo chiesto al presidente del Consiglio finalmente di occuparsi di sciogliere alcuni nodi che sono irrisolti all’interno della maggioranza di Governo. Se il presidente del consiglio pratica questa strada noi ci siamo …”

Ora, se i pennivendoli oltre a riportare il virgolettato si fossero preoccupati di chiedere a Faraone a quali nodi scorsoi”  (ndr: cioè posti al Governo come “prendere o lasciare”) si riferisse in particolare, così da renderne edotti anche i lettori e/o telespettatori, avrebbero offerto ai loro utenti un servizio esauriente e chiaro.

Già, ma loro non sono né giornalisti né commentatori politici, sono soltanto pennivendoli!

Ed allora non ci resta che rileggere le cronache politiche degli ultimi mesi per tentare di decrittare il politichese dei protagonisti.

Per Renzi e sodali costituisce di sicuro un primo nodo  la non disponibilità di Conte e del Governo ad aderire al Fondo Salva Stati, sottoscrivendo un debito di 36 miliardi, per sostenere la sanità, che però appesantirebbe i conti pubblici. 

L’impressione è che dovrebbe trattarsi di un nodo "scorsoio", imprescindibile per IV se in CdM le ministre renziane si sono rifiutate di votare il Recovery Plan solo perché non era prevista la sottoscrizione del MES che, peraltro, con il Recovery entrava come i cavoli a merenda.

Un secondo nodo, anch'esso  scorsoio, posto dai renziani dovrebbe essere la rimozione della riforma della prescrizione entrata in vigore il 1° gennaio 2020.

L’accusa di “giustizialista” mossa al Governo comprova come sia più importante, per Renzi,  che la prescrizione sottragga un colpevole  alla giustizia piuttosto che la sua vittima ottenga giustizia.

Mostruoso che i renziani insistano su questo loro pallino perverso nei giorni in cui le 32 vittime della “strage di Viareggio”, ed i loro familiari, sono beffati proprio dai tempi di prescrizione che hanno mandato liberi i colpevoli di quel disastro.

Ci sarebbe, poi, un terzo nodo "scorsoio”, sacrosanto per IV, che il Presidente Conte dovrebbe sciogliere accogliendo la richiesta renziana.

Si tratterebbe, cioè, di inserire nel programma di infrastrutture del Recovery Plan anche la costruzione del “Ponte sullo stretto di Messina”.

Sarebbe facile ironizzare su questo prurito di Matteo Renzi (ndr: è un lascito berlusconiano) che presenta caratteri kafkiani.

Ma come, in un Paese, l’Italia, dove ad ogni scroscio di pioggia seguono frane, dissesti, crolli, disastri e vittime non sarebbe prioritario investire in protezione e risanamento ambientale ?

E poi, in un Paese dove esistono treni che viaggiano ancora per centinaia di chilometri a binario unico, anche in Sicilia, non sarebbe più ragionevole investire nel migliorare e mettere in sicurezza questi servizi per i cittadini ?

Per non parlare, ad esempio, anche della urgenza di stabilizzare la rete viaria nazionale che ciclicamente mostra le sue pecche e crea difficoltà ai cittadini.

Ci sarebbero ancora molte altre priorità necessarie per migliorare il quotidiano degli italiani.

Credo, però, che attivando questa crisi i renziani abbiano data l’ennesima prova che a loro del benessere degli italiani non freghi assolutamente nulla.   

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Se questi sono i “nodi”, ai quali si riferiva Davide Faraone quando invitava il Presidente Conte a scioglierli, beh... la sensazione è che si tratti più di pretesti per rompere, che non di offerta per ricomporre.