Riguardo la vicenda di Giulio Regeni, Repubblica rende note le indiscrezioni ricevute via mail nei giorni scorsi da una fonte anonima.

La credibilità di una fonte che non dà le proprie generalità può essere facilmente messa in dubbio e, difficilmente, gli si può prestare attenzione. In questo caso, però, la fonte anonima ha fornito delle indicazioni sulle modalità di tortura riscontrate durante l'autopsia sul corpo di Regeni che erano conosciute solo dai familiari e dagli inquirenti e non erano state divulgate agli organi di informazione.

Quindi, la fonte anonima, in un caso simile, non può non essere presa in considerazione e, comunque, non è possibile ignorarne le dichiarazioni.

Il dettaglio del racconto fornito a Repubblica tramite alcuni messaggi di posta inviati da un indirizzo Yahoo può essere letto in questa pagina. Riassumendo il contenuto, la fonte indica Khaled Shalabi, capo della Polizia criminale e del Dipartimento investigativo di Giza, come responsabile del sequestro di Giulio Regeni.

Una volta nelle mani della polizia, al ricercatore italiano sono state chieste informazioni sui leader dei sindacati dei lavoratori egiziani con cui era in contatto in seguito al proprio lavoro di ricerca.

Ai costanti rifiuti di Regeni di dare qualsiasi informazione se non alla presenza di un interprete e di un funzionario dell'ambasciata italiana, l'atteggiamento degli egiziani si è progressivamente indurito fino ad arrivare a torture sempre più crudeli e continuate che hanno portato alla morte di Regeni.

Nelle indiscrezioni ricevute da Repubblica, la fonte anonima afferma che Regeni è stato preso in custodia prima dalla Sicurezza Nazionale e successivamente dai Servizi Militari che ne hanno causato la morte.

Inoltre, della sorte di Regeni e delle torture che stava subendo, sempre secondo la fonte anonima, erano a conoscenza le massime autorità del Governo del Cairo, persino lo stesso Al Sisi.

Quanto pubblicato da Repubblica rende la vicenda Regeni sempre di più un caso diplomatico e, con gli ultimi sviluppi, se confermati, difficilmente risolvibile sia da parte della diplomazia egiziana che di quella italiana.