Perché l'allargamento dei BRICS potrebbe cambiare gli equilibri globali a livello economico e non solo
Il gruppo dei BRICS, che comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, nel recente incontro a Joahannesburg ha deciso di includere altri sei paesi: Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
L'annuncio è stato fatto durante il quindicesimo vertice dei BRICS, a cui hanno partecipato i leader dei paesi membri, tra cui il presidente cinese Xi Jinping e il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, mentre Putin si è fatto rappresentare dal ministro degli Esteri Lavrov.
L'ingresso di questi nuovi paesi nel gruppo dei BRICS rappresenta un cambiamento significativo nell'equilibrio globale del potere economico e politico. Il gruppo dei BRICS è nato in alternativa alle alleanze del G7 e del G20 la cui regia è saldamente nelle mani degli Stati Uniti.
L'ingresso di questi nuovi paesi rafforza ulteriormente il peso economico del gruppo o almeno dovrebbe. Dei nuovi membri, l'Argentina è in crisi a causa dell'inflazione ed è alla disperata ricerca di investimenti esteri, l'Iran è sotto scacco a causa delle sanzioni occidentali, l’Etiopia si sta riprendendo da una guerra civile, l'economia egiziana è in crisi, ma Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti sono ricchi produttori di petrolio con fondi sovrani ben strutturati pronti ad investire in qualsiasi progetto possa esser ritenuto remunerativo anche con prospettive a lungo termine.
I leader dei BRICS, così come altri investitori, hanno pubblicizzato l'allargamento del gruppo sottolineando l'aumento del peso economico derivante dall'espansione. Con i nuovi membri il BRICS aumenta la quota percentuale del Pil a livello globale passando dal 26% al 29%, con quella del commercio dei beni che dal 18% cresce fino al 21%, secondo quanto dichiarato da Li Kexin, un alto funzionario del ministero degli Esteri cinese, in conferenza stampa.
Di certo è che Cina, Brasile e India, dal nuo assetto, trarranno vantaggio in termini di facile accesso al greggio, mentre l'Argentina e soprattutto l'Iran trarranno vantaggio in termini di accesso ai mercati e agli investimenti esteri diretti.