Nella nota rilasciata dalla Sala Stampa Vaticana, si rende noto che Papa Francesco nell’udienza concessa al Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, l'Arcivescovo di Cerveteri Giacomo Morandi, ha approvato il documento che racchiude le "Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario", ordinandone la pubblicazione.

"Le tematiche economiche e finanziarie - si legge nell'introduzione - mai come oggi, attirano la nostra attenzione, a motivo del crescente influsso esercitato dai mercati sul benessere materiale di buona parte dell'umanità.

Ciò reclama, da una parte, un'adeguata regolazione delle loro dinamiche, e dall'altra, una chiara fondazione etica, che assicuri al benessere raggiunto quella qualità umana delle relazioni che i meccanismi economici, da soli, non sono in grado di produrre.

Simile fondazione etica è oggi richiesta da più parti ed in particolare da coloro che operano nel sistema economico-finanziario. Proprio in tale ambito, si palesa infatti il necessario connubio fra sapere tecnico e sapienza umana, senza di cui ogni umano agire finisce per deteriorarsi, e con cui invece può progredire sulla via di un benessere per l'uomo che sia reale ed integrale."

Il documento è stato presentato ai giornalisti dal cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, e da mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in un incontro a cui hanno preso parte anche gli economisti Leonardo Becchetti, docente di economia politica all’Università Tor Vergata, e Lorenzo Caprio, professore di Finanza aziendale all’Università Cattolica.

Nel testo vi è una denuncia implicita delle politiche liberiste.

"La recente crisi finanziaria – si sottolinea - poteva essere l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici e per una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria, neutralizzandone gli aspetti predatori e speculativi e valorizzandone il servizio all’economia reale."

Poteva... ma così non è stato, perché non c’è stata "una reazione che abbia portato a ripensare quei criteri obsoleti che continuano a governare il mondo."

E lucrare è deplorevole, è un fenomeno inaccettabile l' "arricchirsi generando nocumento o turbative al benessere collettivo" in special modo "quando il mero intento di guadagno da parte di pochi - magari di importanti fondi di investimento - mediante l’azzardo di una speculazione volta a provocare artificiosi ribassi dei prezzi di titoli del debito pubblico, non si cura di influenzare negativamente o di aggravare la situazione economica di interi Paesi."

Tutto questo non è certo un problema di carattere filosofico, ma un problema che ha conseguenze reali e gravi, perché "è in gioco l’autentico benessere della maggior parte degli uomini e delle donne del nostro pianeta, i quali rischiano di essere confinati in modo crescente sempre più ai margini, se non di essere esclusi e scartati dal progresso e dal benessere reale, mentre alcune minoranze sfruttano e riservano per sé soltanto ingenti risorse e ricchezze, indifferenti alla condizione dei più."

Per tale motivo, vi è l'invito alla ricerca del bene comune rivolto ad operatori competenti e responsabili per "elaborare nuove forme di economia e finanza, le cui prassi e regole siano rivolte al progresso del bene comune e rispettose della dignità umana, nel sicuro solco offerto dall’insegnamento sociale della Chiesa", iniziando da "taluni aspetti dell’intermediazione finanziaria, il cui funzionamento, quando è stato slegato da adeguati fondamenti antropologici e morali, non solo ha prodotto palesi abusi ed ingiustizie, ma si è anche rivelato capace di creare crisi sistemiche e di portata mondiale."

Infatti, come è riportato nel documento, "il benessere va valutato con criteri ben più ampi della produzione interna lorda di un Paese (PIL), tenendo invece conto anche di altri parametri, quali ad esempio la sicurezza, la salute, la crescita del capitale umano, la qualità della vita sociale e del lavoro. E il profitto va sempre perseguito ma mai ad ogni costo, né come referente totalizzante dell’azione economica."